Tennis

Herbert e Mahut perfetti: l’Italia deve accettare la sconfitta, soprattutto in tribuna

Italia-Francia, Coppa Davis 2018 a Genova - Foto Sportface

Dall’inviato a Genova 

Accettare la sconfitta e imparare la lezione per crescere. A Genova è una giornata cruciale e non solo per il derby tra Samp e Genoa di calcio, argomento predominante nel bar scelto per iniziare la giornata con la colazione e nelle strade che mi accompagnano verso Valletta Cambiaso. È una giornata importante anche e soprattutto per il quarto di finale di Coppa Davis tra Italia e Francia, con un doppio che inevitabilmente farà pendere la bilancia a favore di una squadra dopo l’equilibrio del venerdì. Che sarebbe stata dura, durissima contro Herbert e Mahut era facilmente pronosticabile. Il loro affiatamento è a 360°, non solo con il doppio che li ha portati sul tetto del mondo nel ranking di specialità: vederli separati in giro per il Circolo, che sia per sgranchirsi le gambe dopo aver sostenuto Pouille e Chardy o seduti nel box dei francesi, è più difficile che batterli.

Fognini e Bolelli ne conservavano bei ricordi dopo la finale degli Australian Open 2015, tre anni e mezzo però nel tennis sono l’equivalente di un’era geologica. L’illusione di far partita pari dura nove game, quando gli azzurri consegnano il primo set con un game nato storto con uno smash comodo sbagliato da Fabio e proseguito peggio con due doppi falli di Simone. I due italiani hanno accettato la sconfitta riconoscendo la superiorità in conferenza stampa, altrettanto non può dirsi del pubblico italiano.

Il clima di festa vissuto nella prima giornata, con la rivalità tra Italia e Francia passata in secondo piano sugli spalti, viene rovinato da pochi ma rumorosi fischi sui tentativi (leciti) dei coriacei supporter transalpini. Lo splendido tricolore esposto a pochi minuti dal match (nella foto) è una delle poche cose da salvare dal punto di vista ambientale e da cui ripartire. I francesi intonano, accompagnati dal consueto trio a fiato, ‘La Marsigliese’: da brividi. Al termine della ‘performance’ gli italiani provano a rispondere con l’inno di Mameli a cappella e perfino un trombettista francese tenta di supportare i tifosi azzurri accennando la melodia: anche qui c’è solo da imparare, ma il peggio doveva ancora arrivare.

Con il precipitare dello score anche il pubblico italiano inizia a sopportare a stento i continui cori francesi nelle pause tra un punto e l’altro: “Basta” e “Pagliacci” accompagnati da fischi per nascondere il caloroso tifo francese, sono solo alcuni delle (ripetibili) parole che arrivano dalle tribune, persino nella riproposizione del loro inno ad inizio del terzo set, atto quasi sacrilego. Una situazione che non è passata inosservata neppure a capitan Barazzutti: Senza nulla togliere al nostro pubblico, invece di concentrarsi a zittire il tifo legittimo degli ospiti sarebbe meglio incitare a gran voce e più di loro i nostri giocatori”.

Che la dura lezione, soprattutto sugli spalti, serva per domani: ci sarà bisogno di un’impresa per Fognini e probabilmente Seppi. Nei due singolari di domenica 8 aprile non si può più sbagliare per tornare in semifinale dopo quella raggiunta nel 2014: una rimonta da 1-2 si è verificata solamente in tre occasioni (per due volte con la Gran Bretagna nel 1984 e proprio nel 2014, e una nel 1999 con la Finlandia) e per farlo ci sarà bisogno di tutti. Più tricolori e applausi, meno fischi.

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