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Classe da vendere e talento cristallino. Philipp Petzschner, artista con la racchetta, rientra nella cerchia dei giocatori che terrebbero tutti attaccati al video. Divertente, istrionico, esuberante: nel gioco del tedesco ci sono sempre stati tutti gli ingredienti che rendono magico questo sport.
Philipp nasce a Bayeruth, in Baviera, ed inizia a giocare all’etร di sei anni. Il braccio va, ma รจ troppo piccolo, troppo fragile. Chi lo allena, si accorge subito che un talento fuori dal normale fa il paio con una disarmante labilitร psichica. Eccola, lโaltra metร di โPicassoโ, suo nomignolo per eccellenza.
Nonostante un bruttissimo infortunio al ginocchio rischiasse di comprometterne prematuramente la carriera, questo buffo spadaccino della racchetta, cresciuto nel mito di Goran Ivanisevic, rialza presto la testa ed inizia a togliersi qualche piccola soddisfazione: nel 2002, anno in cui passa al professionismo, in Repubblica Ceca, arriva la prima vittoria nel circuito Futures, seguita da quella, ben quattro anni dopo, negli Emirati Arabi Uniti.
Nel 2007 si impone per la prima volta in un torneo Challenger, battendo, sul cemento indoor di Rennes, il lussemburghese Gilles Muller con il punteggio di 6-3 6-4, ma soprattutto si presenta agli occhi del grande pubblico con una sontuosa quanto inutile prestazione (triste leitmotiv di una intera carriera) nel match di secondo turno contro Tommy Haas, agli Open degli Stati Uniti. Petzschner viene sconfitto per 4-6 6-3 6-2 7-5, ma le prime pennellate di Picasso lasciano il segno. Per lunghi tratti dellโincontro il centrale di Flushing Meados diventa la sua tela, con Haas spettatore non pagante. Come il pittore malagueno, perfido e a tratti sadico, lโallora ventitreenne funambolo dallo sguardo spiritato regala alla sua platea dritti violentissimi, pallonetti e poi ancora dolci, dolcissime volรฉe, spesso volutamente non definitive, in beffardo controtempo. Con lo scherno di ritardarle e vedere il suo avversario in perenne affanno per agguantarle.
Lโanno successivo, nel 2008, compone, nella Vienna di Wagner, la sua prima โsinfonia ATPโ, sconfiggendo in finale, nellโincredulitร generale, il francese Gael Monfils (6-4 6-4). Lโennesima โsettimana da Petzschnerโ. Avversari spazzati via uno dopo lโaltro,ย luci e ombre, tragico e comico, estasi e orrido. Pigro e irridente, al limite delle svogliato. Ma allo stesso tempo cosรฌ unico. Una magnifica valvola di sfogo in un circuito dominato da professionisti esagerati.
A settembre del 2009 raggiunge il suo best ranking ATP issandosi fino alla posizione numero 35 della classifica, cosรฌ tristemente lontana dalla casella numero 400 che ricopre questโoggi. Ma lui รจ Philipp Petzschner e il โtalentoโ non si allena!
Nel 2010 ancora uno squillo, ancora una nuova, ย graffiante ed incompiuta pennellata.
Sul Centre Court di Wimbledon, โPicassoโ si porta avanti due set a uno contro Rafael Nadal, per poi cadere, ancora una volta, vittima di se stesso. Gli appassionati hanno ancora negli occhi un secondo ed un terzo set giocati con maestosa leggiadria. Servizi vincenti a catinelle e dieci, cento, mille rovesci in back che per oltre unโora mandano fuori di testa il maiorchino, uno che di soliditร mentale e di self control se ne intende abbastanza. Poi, il buio. Ci risiamo, Picasso.
Quellโanno, e proprio su quel campo, arriva, perรฒ, ย il primo Slam di โPetzscheโ, in doppio, in coppia con lโaustriaco Melzer, degna metร della sua mela, cui seguono, lโanno successivo, le vittorie a Rotterdam, a Stoccarda, agli US Open(dove regolano con un periodico 6-2 la coppia polacca Frystenberg/Matkowski) e la qualificazione per le ATP World Tour Finals di Londra.
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Ora รจ tempo per immergersi nel verde della sua Baviera, con la moglie Dewi (il cui fatidico โsiโ rappresenta il piรน intenso momento della sua vita extra-tennistica) e il loro figlio Aziz, fra una minuziosa controllata alla sua preziosa collezione di orologi, una partita a golf e una buona birra con gli amici di sempre, davanti ad un match dellโArminia Bielefeld, di cui รจ tifosissimo.
โUna volta ho incontrato Federer e gli ho detto: tu sei Roger Federer, quello con il talento, come meโฆโ
Prevedibile, nella sua imprevedibilitร .
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