Una vita nel tennis e per il tennis. Perugino D.O.C., numero 21 del ranking ATP nel 1985 e due volte re dei Campionati Italiani Assoluti, Francesco Cancellotti sarà il direttore della seconda tappa del MEF Tennis Tour, in programma sui campi in terra rossa del Tennis Club Perugia. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare le sue emozioni.
Abbiamo vissuto dei mesi incredibili, unici nella storia. Come stai?
“Fortunatamente tutto bene, grazie. L’Italia ha risposto bene ad un momento di grande difficoltà, siamo stati responsabili. Ora, però, è il momento di ricominciare”.
Parliamo subito di sport: come vivi questa graduale ripresa del tennis?
“Lo sport in generale è mancato molto in questo periodo e tutti si stanno dando da fare per tornare a vivere nella normalità. Parlando di tennis, non posso non sottolineare l’intraprendenza di Marcello Marchesini. Lui e la sua famiglia sono una garanzia nel campo dell’organizzazione di eventi e anche questa volta credo abbiano trovato la soluzione migliore. L’idea del MEF Tennis Tour ha suscitato presto grande entusiasmo negli addetti ai lavori, siamo pronti a vivere appuntamenti di primo livello”.
Nel 1983 e nel 1984 hai vinto per due volte consecutive i Campionati Italiani Assoluti, la seconda in casa, a Perugia. Cosa ricordi con maggiore affetto?
“Ho ricordi meravigliosi di entrambe le edizioni. Dopo l’egemonia di Adriano Panatta e Corrado Barazzutti è stato un grande onore per me scrivere il mio nome nell’albo d’oro della manifestazione. Nel 1983 riuscì a superare Paolo Canè in finale, a Napoli, mentre a Perugia ero il favorito. Se avessi vinto avrei semplicemente fatto il mio, mentre in caso di sconfitta sarei rimasto deluso. Davanti al mio pubblico ci tenevo a fare bene e per fortuna ci sono riuscito”.
Nel 1985 hai raggiunto la posizione numero 21 del ranking ATP. Com’era il tennis di quegli anni?
“Profondamente diverso rispetto a quello di oggi, sia dal punto di vista tecnico che da quello umano. A quei tempi non tutti avevano il coach e la sera si andava a cena insieme. I giocatori erano più a contatto tra di loro, oggi tutti vivono in simbiosi con i membri dello staff ventiquattro ore su ventiquattro. Temo si sia perso molto dello spirito goliardico che si respirava in quel periodo”.
Sarai il direttore del torneo di Perugia, seconda tappa del MEF Tennis Tour: che emozioni si provano?
“Sono felicissimo. Sarà un’occasione per vivere il tennis da vicino e incontrare di nuovo vecchi amici. Momenti del genere mi riportano indietro nel tempo ed essere stato in passato uno dei protagonisti è senza dubbio uno strumento utile per cogliere nel miglior modo possibile le esigenze dei protagonisti. Quando si organizza un torneo professionistico bisogna stare attenti ai minimi dettagli. MEF è una vera eccellenza. I giocatori tornano sempre volentieri, in particolar modo a Todi e Perugia che sono due città meravigliose”.
Come avresti gestito da giocatore uno stop come quello legato al Covid-19?
“Non è facile immaginarselo. Credo che avrei vissuto male non tanto il fatto di non poter giocare tornei, quanto quello, almeno inizialmente, di non potermi allenare. Per i giocatori del mio periodo avere due mesi di stop era meno anormale, oggi sembra qualcosa di surreale. Fermarsi così deve essere stato molto pesante, soprattutto dal punto di vista psicologico”.
Universo ATP: vedi qualcosa oltre i ‘Fab Three’?
“Penso che ancora per un anno o poco più saranno loro a dettare legge. Giocatori che spingono ce ne sono e molti di loro sono validissimi. Oltre al nostro Matteo Berrettini ci sono ragazzi come Thiem e Zverev che si leveranno presto delle grandissime soddisfazioni. La speranza, in casa azzurra, è che Matteo si riesca a stabilizzare nei primi dieci del mondo e che Fabio Fognini ci si avvicini nuovamente sempre di più. Ho avuto modo di veder giocare dal vivo giovanissimi come Lorenzo Musetti e Giulio Zeppieri, due talenti cristallini. Ultimo ma non per importanza Jannik Sinner, un vero fenomeno dal punto di vista mentale”.
Quali sono gli obiettivi del MEF Tennis Tour?
“Offrire spettacolo e consentire ai professionisti di prendere nuovamente confidenza con la competizione. A Todi e nelle altre tappe ci divertiremo”.