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Una scelta tanto difficile quanto appagante, un cambio di direzione brusco ma talvolta necessario per imprimere la giusta impronta alla propria carriera. Quella di Francesca Bullani, tennista classe ‘96 attualmente numero 1273 del ranking Wta, è una delle tante storie di giovani atleti e atlete che hanno deciso di cambiare la propria vita scegliendo di abbinare la voglia di emergere nel tennis al proprio percorso universitario.
Una decisione certamente sofferta, rivelatasi però vincente sotto ogni punto di vista nonostante il poco tempo trascorso dalla tennista italiana nell’University of Stirling: “Ho avuto un avvicinamento a questa esperienza un po’ particolare – racconta Francesca – ho iniziato ad avere i contatti per la borsa di studio a luglio e a fine settembre mi sono ritrovata in Scozia. La mia è stata una scelta istintiva, perché ho sentito una spinta positiva che poi si è confermata in questo primo semestre. Nel complesso è stato un anno difficile, ho maturato nel tempo la decisione di prendere una strada alternativa ed ora sono veramente contenta”.
Una strada alternativa, quella del college, già intrapresa da diversi esponenti del panorama tennistico mondiale: disciplina, mentalità e senso di responsabilità sono alla base di un’esperienza di formazione importante per i giovani di oggi. “Sono tanti i ragazzi che intraprendono questa esperienza – prosegue l’azzurra – ovviamente dipende dagli obiettivi, ma in generale hai la possibilità di avere prospettive più ampie continuando ad allenarti tanto per quanto concerne l’aspetto sportivo. Nel Regno Unito non ci sono limiti di tornei da disputare, puoi continuare a gareggiare gestendo i tuoi impegni come meglio credi”.
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Un progetto serio che ha come obiettivo quello dell’emancipazione di giovani tennisti desiderosi di crescere sotto ogni aspetto. Dall’integrazione in nuovi ambienti fino alla conoscenza dei più disparati metodi di allenamento, passando inevitabilmente per lo spirito di adattamento tipico di queste esperienze: “Il concetto più importante è quello della sfida con sé stessi: partire, cambiare le proprie abitudini e adattarsi in un paese estero, con cultura e lingua diverse dalla propria. Per crearti la tua dimensione occorre attingere dalle risorse personali, è questo che ti permette di capire la misura di ciò che sei. Siamo tanti ragazzi con background diversi, ognuno qui ha la fortuna di trovare il proprio percorso a seconda del proprio livello. Io mi sento pienamente soddisfatta perché sto ritrovando la passione ed il piacere di stare in campo senza troppe pressioni e aspettative”.
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