A volte si sa, lo sport regala storie crudeli. In una giornata in cui tutto sembra andare per il verso giusto, degli istanti fanno la differenza. Se in questi momenti decisivi si molla per un momento la presa, ci si può ritrovare immediatamente al tappeto, o perlomeno far sì che quelle dinamiche positive ci si rivoltino contro, facendo calare in un baleno il buio su quella splendida giornata che ci sembrava di vivere. Tutto questo, oggi, è accaduto a Fernando Verdasco, che è il protagonista del nostro focus di giornata.
Nell’ultimo match di giornata al Melbourne Park, si è consumata infatti la storia più drammatica del giorno, che andrebbe inserita, guardando a protagonista e contesto di svolgimento, nella crudele rubrica di quelli che il tennis lo chiamano “lo sport del diavolo”.
A dieci anni di distanza dal miglior risultato in carriera, la semifinale raggiunta proprio a Melbourne, Verdasco sembrava destinato ad un’altra piccola giornata di gloria sul cemento azzurro del primo Grand Slam dell’anno. L’iberico, numero 26 del mondo, stava letteralmente dominando il proprio match di terzo turno contro il finalista uscente in Australia, il croato Marin Cilic, numero 7 del mondo. Dopo i primi due set, lo spagnolo era avanti di due parziali, portati a casa col punteggio di 6-4 6-3. Sfruttando anche la giornata nera del proprio avversario, Verdasco aveva costruito il proprio vantaggio mostrando una netta supremazia sotto tutti gli aspetti del gioco: Cilic non sfondava e anche col rovescio andava ad incocciare sul potentissimo dritto dell’ex semifinalista a Melbourne.
Dopo un’ora e 43 di tennis spaziale, in cui anche il rovescio non sembrava dare alcun problema allo spagnolo ed il saldo vincenti/gratuiti era nettamente positivo, è arrivato un caso fisiologico per il 35enne, che spesso è abituato a tali cali, dovuti senz’altro al grande dispendio energico richiesto dal proprio potentissimo tennis. Cilic ha così fatto suo il terzo parziale per 6 giochi ad 1, prima di dover fare nuovamente i conti con il proprio avversario, che all’alba del quarto set ha ritrovato la calma e, soprattutto, il rendimento incredibilmente positivo del servizio, come nei due set iniziali. Il momento topico della giornata è arrivato poco dopo, quando Marin Cilic ha respinto tutti i tentativi di un Verdasco nuovamente aggressivo e preciso anche da fondo campo, raggiungendo il tie-break, che in sé racchiude tutto il dramma del match. Dopo aver gestito alla perfezione i momenti centrali del tie-break, ed essersi conquistato la possibilità di servire per il match sull’8-7, lo spagnolo ha fatto calare il buio sulla propria favolosa giornata. L’istante che ha rovinato tutto è stato un incredibile doppio fallo ha lanciato, nello stesso momento, Marin Cilic verso un’insperata rimonta. Sull’8-8 due punti condotti magistralmente dall’ex campione dello Us Open hanno portato la partita al quinto, pietrificando un Verdasco che per tutta la pausa tra quarto e quinto set è apparso in preda alla disperazione.
Quel doppio fallo ha spezzato in un istante tutta la magia, spostando ovviamente l’inerzia del match dalla parte di Cilic, che, ricaricato dall’adrenalina ha poi ultimato l’impresa concludendo la rimonta col punteggio finale di 4-6 3-6 6-1 7-6(8) 6-3.
Agli ottavi ci va Marin Cilic, ma la copertina se la prende Fernando Verdasco, con la faccia in preda alla frustrazione per la chance buttata via. Una chance pesante, per tornare per la 18esima volta in ottavo di un Grande Slam, per tornarci, a 35 anni suonati, a Melbourne, otto anni dopo l’ultima volta. Ma ancora una volta, a frenarlo da un grande risultato, è stata la sua stessa mente, che ha fatto tremare il suo braccio, riportandolo indietro di 10 anni grazie ad un semplice ma fatale doppio fallo, che in un momento aveva oscurato la più grande performance della sua carriera.
Anche lì, infatti, nella storica semifinale dell’Australian Open 2009, un doppio fallo aveva distrutto le sue speranze di battere l’amico e rivale Rafael Nadal, conquistando così la sua prima finale in un torneo del Grande Slam. Da lì in poi, lo spagnolo non è più riuscito ad esprimersi su quei livelli di gioco e spesso, come oggi, ha collezionato delusioni ad un passo da una grande impresa.
L’ultima volta che Fernando Verdasco subì una rimonta avanti di due set nel punteggio fu nel lontano 2013, quando ancora una volta lo spagnolo giocò due strepitosi set nei quarti di finale contro Murray a Wimbledon, salvo poi crollare nei tre parziali successivi.
Al di là delle questioni tecniche o fisiche, anche quest’ultimo esempio dimostra le potenzialità di Fernando Verdasco capace mettere in ginocchio i migliori al mondo quando in buone condizioni atletiche. Eppure, come tanti altri nella storia del tennis, la carriera dello spagnolo non ha mai realizzato fino in fondo le proprie possibilità e, probabilmente, non le realizzerà mai, dato l’avanzare dell’età che anche sul suo fisico statuario comincia ad incidere.
Probabilmente, ora, dopo il match, la mente di Verdasco è tornata anche a quella semifinale, decisa, anche se lì in maniera più netta, da un doppio fallo. Sarebbe potuta arrivare una reazione nel set decisivo, ma un avversario come Marin Cilic, oramai esperto tanto quanto lui, è naturale che non lo abbia perdonato. Col successo su Cilic, Verdasco si sarebbe assicurato un ottavo di finale tutt’altro che insuperabile contro il connazionale Bautista Agut. Ma invece la mente lo ha tradito ancora, sul più bello, ricordandogli ancora una volta quello che poteva essere e non è mai riuscito a diventare.