Nessuno sconto per Maria Sharapova, a condannare la tennista russa, oltre alla giustizia sportiva, sono i colleghi. Il doping non può essere tollerato, è un cancro da estirpare.
A tornare sull’argomento è niente di meno che Roger Federer, il più alto esponente del mondo della racchetta. “Lei ha il diritto di difendersi, ci mancherebbe, ma io sono sempre per la tolleranza zero”. Non usa mezzi termini lo svizzero: la sua non è la solita smorzata, piuttosto uno smash dritto e preciso al bersaglio. La russa Sharapova, pochi mesi fa, aveva ammesso di aver assunto una sostanza, il Meldonium, diventata proibita soltanto ad inizio del 2016 ma che assumeva da dieci anni su prescrizione medica per trattare un deficit di magnesio, una aritmia cardiaca ed un caso di diabete nella sua famiglia.
Federer non fa sconti a nessuno, figurarsi alla bella russa. Il campione svizzero, dopo il match vinto al torneo di Stoccarda contro la speranza americana Taylor Fritz (6-4, 5-7, 6-4), ha rincarato la dose aggiungendo: “Non faccio troppe differenze. Dobbiamo essere sicuri di quello che prendiamo al 100 per cento, conoscerne tutte le conseguenze ed in caso contrario accettarne le conseguenze. Bisogna conservare i campioni del sangue per 10, 15 o 20 anni” e, se necessario arrivare a squalifiche “retroattive, con la revoca dei titoli vinti se necessario”. La Sharapova è stata squalificata per due anni per violazione del regolamento antidoping e non per quattro per assunzione volontaria di un prodotto che può alterare le prestazioni.