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Da wild card semisconosciuta a nuova stella del tennis mondiale: la vita di Bianca Andreescu è cambiata nel giro di poco più di una settimana. I campi di Indian Wells sono il teatro dell’esplosione di una predestinata, il cui nome ora è iscritto indelebile nei libri dei record di precocità: è la più giovane ad aggiudicarsi un Premier Mandatory, è la prima tennista ad arrivare in finale al BNP Paribas Open tramite lo speciale invito degli organizzatori. Un successo, quello mandato in archivio con la vittoria su Kerber in finale, che ha due parole d’ordine. Variazioni e personalità da vendere: “I’m the F’ing champion of Indian Wells!”.
VARIAZIONI – Il tennis femminile è sempre più orfano di giocatrici di tocco, smorzate, lob e quant’altro. Prendere la rete giocando una palla corta nel 2019 è raro nel movimento in rosa, le cui esponenti di questo tipo di gioco sono sempre meno (Errani, Flipkens, Barty alcune tra le ultime portavoce di questa strategia).
Bianca Andreescu ha vinto con talento, una grande preparazione fisica, ma soprattutto con una capacità innata di giocare colpi diversi l’uno dall’altro. Esempio limpido ne è la partita con Muguruza, in cui la voglia di prevalere attraverso la potenza da parte della spagnola, ha sbattuto contro le alterazioni di ritmo della classe 2000. La nativa di Mississauga “sa toccare la pallina” e per il suo futuro questa è forse la notizia migliore.
PERSONALITA’ – L’aggettivo probabilmente più banale del mondo sportivo. Ma sembra difficile riassumere meglio l’esperienza dentro e fuori dal campo di Andreescu in questi 10 giorni di lucida spensieratezza. Un atteggiamento rilassato, quasi da veterana, e quella facoltà di colpire e fare la scelta corretta al momento decisivo. Lo sanno bene Elina Svitolina e Angie Kerber. Il terzo set chiama inevitabilmente a rapporto il fattore mentale, caratteristica comprensibilmente migliorabile per la canadese, ma già sufficiente a tenere a distanza campionesse Slam.
KERBER E L’EQUILIBRIO – La mancina tedesca è andata vicina, vicinissima ad un titolo che manca da Wimbledon. I passi in avanti sono notevoli dal punto di vista del gioco, ancora di più da quello della classifica, che Kerber scala fino al quarto gradino. Equilibrio e la solita incertezza nei piani alti, dove tra la prima (Naomi Osaka) e l’ottava (Kiki Bertens) ci sono solamente 1000 lunghezze di margine. Lo scettro femminile è instabile e le sorprese sono dietro l’angolo.
CANADA, FUCINA DI TALENTI – Denis Shapovalov, Felix Auger-Aliassime, ora Bianca Andreescu. Il primo deve ancora trovare la sua dimensione e gestire le tonnellate di talento che madre natura gli ha offerto. Più “testa” nelle peculiarità del secondo, in un avvio di 2019 da urlo. Il futuro del Canada sembra in buone mani, nonostante i prossimi capitoli siano ancora tutti da scrivere. E’ certo e appurato invece che il movimento nordamericano stia funzionando alla grande. L’incombente ciclo canadese sorride, a differenza di quello a stelle e strisce che deve ancora trovare il suo “Messia”.
128 le posizioni scalate dal 1° gennaio al 18 marzo. Dal numero 152 al 24° posto del ranking Wta. Il momento della riconferma è alle porte. Andreescu ci riprova a Miami e avvisa: “L’unica pressione che sento è quella che metto su me stessa”.