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Un week-end di passione, di lotte, di dolori ma soprattutto di soddisfazione. Una tre giorni di Coppa Davis di quasi ordinaria amministrazione per Fabio Fognini: sì, perché il numero 1 d’Italia ha vestito i panni del leader della nazionale azzurra e non ha alcuna intenzione di toglierli. Sul cemento indoor di Morioka il taggiasco ha dato l’ennesima prova di attaccamento viscerale ai colori della nazionale, un vero e proprio stacanovista con undici ore e quarantuno minuti trascorsi in campo per mettere in riga Daniel e Sugita in singolare, McLachlan e Uchiyama in doppio al fianco del fido Bolelli. Lui che per natura è abituato più a dividere gli appassionati italici che ad unire, nella più importante competizione a squadre tennistica è il porto sicuro di Capitan Barazzutti, l’uomo Davis per eccellenza cui non si può rinunciare anche se non al top fisicamente. Quel processo di maturazione che non sempre si svolge senza intoppi nel dispendioso Tour del circuito Atp, in nazionale si fa largo a spallate e non tradisce mai, o quasi.
Fognini ha infatti un eccellente record di 27 vittorie e 11 sconfitte, 20-7 riferendosi esclusivamente ai singolari. Sostanzialmente, Fabio non ha quasi mai deluso con il pronostico a favore in una competizione celebre anche per ribaltare in maniera clamorosa i valori in campo. L‘unica macchia è rappresentata dalla brutta sconfitta in Kazakistan contro Aleksandr Nedovyesov al quinto dell’ultimo singolare, per il resto Fognini è stato semplicemente perfetto. Nel quinto set sono arrivate solamente vittorie (Lacko nel 2009, Capdeville nel 2012, Pella in rimonta nel 2017 prima delle due di quest’anno in Giappone), un saldo che invece è esattamente in parità negli Slam (11 vittorie ed altrettante sconfitte). Nel ruolino di marcia, inoltre, il capolavoro contro Andy Murray sulla terra battuta di Napoli: tre set mai in discussione contro l’ex numero 1 al mondo e punto decisivo che è valso il pass per una semifinale che mancava da 16 anni.
E allora, Fabio, assaporale a pieno le emozioni di questi tre giorni, brevi parentesi sparse nel fitto calendario Atp in cui tutti sono finalmente dalla tua parte, quando è impossibile non emozionarsi di fronte al cuore immenso di chi ha riportato e sta mantenendo (senza nulla togliere agli altri componenti della squadra) l’Italia nell’elite del tennis mondiale da ormai cinque anni. In Davis si potrà sempre contare su Fognini senza paura di scottarsi.