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“Questo risultato ti dà consapevolezza, riuscire a centrare per la seconda volta un terzo turno in uno Slam ti dimostra che non è un caso. Con Rublev sarà partita vera, sono speranzoso: si entra in campo per vincere”. Così Paolo Cannova, storico coach di Salvatore Caruso, qualche ora dopo il raggiungimento del terzo turno agli Us Open 2020. Le vittorie contro Duckworth e Escobedo permettono al giocatore di Avola di eguagliare il proprio miglior risultato in uno Slam, datato 2019, al Roland Garros. Lui e Matteo Berrettini rimangono gli ultimi superstiti della folta truppa azzurra presentatasi a New York.
“Sono convinto che questo risultato sia frutto delle partite giocate a Cincinnati – prosegue in esclusiva a Sportface.it – che sono state più complicate di quelle giocate agli Us Open. Vincere i due match nelle qualificazioni non era facile: Sinner è in rampa di lancio, batterlo è stata una grande iniezione di fiducia. Anche il primo turno in main draw contro Krajinovic è stato positivo, è riuscito a competere con un solo break per set contro un giocatore in forma strepitosa”, spiega facendo riferimento al Western & Southern Open.
Cannova segue ‘Salvo’ da 11 anni. Un rapporto raro tra allenatore e coach che sta portando i suoi frutti dopo stagioni ricche di sacrifici e di ‘gavetta’ tra Future e Challenger. Coach Paolo riavvolge il nastro di qualche giorno, partendo dall’esordio contro James Duckworth: “La sfida con Thompson nelle qualificazioni di Cincinnati ci ha aiutato, sono due giocatori molto simili. Alla fine del quarto set contro Duckworth mi ha segnalato un piccolo problema al muscolo iliopsoas. Durante l’ultimo game di servizio ha sentito tirare e infatti in uno dei punti ha servito da sotto. Contro Escobedo (al secondo turno, ndr) è partito scarico proprio per questo: ha pensato gli potesse ritornare il problema”.
“Questo aspetto lo ha condizionato nel primo set – ammette sul match vinto contro l’americano nella giornata di ieri – oltre ai meriti al servizio dell’avversario. L’abbiamo preparata molto bene, lo conoscevamo: colpisce la palla con una violenza inaudita, ma in match lunghi questa caratteristica la paghi. Salvo è stato bravo a stravolgere gli equilibri e a trovare grandi energie dentro di sé. Non era semplice ribaltare la situazione. Ha messo in campo una tattica pressoché perfetta, ha servito bene nei momenti importanti. Sono contento della prestazione”.
Capitolo finale dedicato alla gestione della ‘bolla’, per cui Cannova spende giudizi positivi: “Nell’hotel in cui alloggiamo è stato fatto tutto a regola d’arte, senza turisti: ci sono tantissimi controlli, ci fanno un tampone ogni 48 ore. Veniamo controllati regolarmente. Gli spostamenti avvengono tramite gli autobus, che partono ogni 15 minuti, con una capienza al massimo del 50%. Nella sala ristorante ci sono tavoli da 2 persone e si prenota tramite l’app degli Us Open, senza buffet o assembramenti. Se ti vedono senza mascherina, ti invitano a metterla. Stanno facendo le cose nel miglior modo possibile. Il caso Paire? Non può uscire ed è sottoposto ad un tampone giornaliero”, ha concluso Cannova.
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