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Lorenzo Sonego, attuale numero 46 delle classiche mondiali e terzo miglior giocatore del nostro tennis alle spalle di Matteo Berrettini e Fabio Fognini, ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Sportface Live, ripercorrendo le tappe fondamentali della sua giovane carriera. Spaziando su vari argomenti, a cominciare dalla sua personale convivenza con il virus, il tennista torinese ha confidato le sue sensazioni in un periodo certamente complicato per tutti i professionisti della racchetta. Uno stop forzato, in vigore salvo ulteriori slittamenti fino al 13 Luglio, che per il classe ‘95 ha però il sapore dell’occasione: “Non è certamente un momento facile per nessuno, ma bisogna necessariamente superarlo. Diciamo che per quanto mi riguarda non poteva esserci momento migliore per fermare il circuito, in quanto sto sfruttando questo periodo per recuperare da qualche acciacco fisico che mi ha limitato negli ultimi tornei. Quasi tutti i giorni vado dal mio fisioterapista per curarmi il polso sinistro, ora sto decisamente meglio. Per il resto cerco di allenarmi fisicamente sia mattina che pomeriggio, aiutandomi con quello che ho in casa: sedie, casse d’acqua, scale dell’androne, tutto può servire per mantenersi in forma. Sto cercando anche di imparare salsa e baciata, il ballo è sempre stata una mia passione”. L’ultima apparizione dell’azzurro nel circuito Atp risale al quarto di finale disputato a Rio contro Borna Coric, un ottimo risultato ottenuto dopo un avvio di stagione poco convincente in termini di risultati: “Prima di Rio venivo da alcune sconfitte. Nonostante ciò mi sentivo in fiducia: spesso perdevo partite lottate giocando un gran tennis, quindi a mancare non era di certo il livello. La partita contro Mayer nel primo turno è stato il clic necessario e di cui avevo bisogno: dall’urlo finale credo si sia vista l’importanza di quel match”. Dopo l’impegno in terra brasiliana, Sonego ha preso parte alla spedizione azzurra di Coppa Davis, per il match valevole all’ingresso nelle fasi finali contro la Corea del Sud in quel di Cagliari: “Nonostante non abbia giocato, le sensazioni sono state incredibili. La Davis è sempre stato un mio sogno, ed onestamente non pensavo di raggiungerlo così presto. Giocare per la propria nazione è un’emozione indescrivibile: averlo fatto anche in precedenza con un gruppo unito e coeso come il nostro è ancora più bello”. Mentre le attività internazionali sono temporaneamente sospese, è di pochi giorni fa l’ufficialità del ritorno del piemontese al suo circolo Natale, lo Stampa Sporting di Torino: “Sono cresciuto in quel circolo, quindi non posso che essere felicissimo di tornarci. Il posto è magnifico per allenarsi, certamente uno dei migliori in Italia. Ho tanti bei ricordi, è anche comodo essendo vicino casa: sono contento di essere tornato nel luogo dove ho passato praticamente tutta la mia infanzia”.
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Un’infanzia che ha visto Sonego avvicinarsi in tarda età al tennis, in quanto inizialmente più indirizzato verso il pallone: fino ad 11 anni, Lorenzo è stato infatti una promessa del Torino, club di cui è tuttora grande sostenitore. Da qui le iniziali difficoltà di affermazione a livello junior: “La chiave della mia crescita è stata lo sviluppo a livello fisico: da piccolo cercavo di sopperire con il sacrificio, ma avendo iniziato a giocare a tennis ad 11 anni ero certamente indietro rispetto ad altri. Ma non ho mai avuto pressioni, volevo solo divertirmi e migliorare, senza aspettative in chiave di risultati. Riguardando indietro quasi non me ne sono accorto di essere entrato nei primi 50. Ho giocato alla pari con giocatori di livello assoluto, so che posso fare ancora tanto ma devo lavorare il doppio per scalare ancora di più il ranking”. Il processo di crescita di Sonego ha subito un’impennata nel 2019, anno della consacrazione nel circuito maggiore anche grazie al titolo ottenuto ad Antalya, in una superficie inizialmente poco congeniale alle sue caratteristiche: “La settimana prima sono andato ad Halle, dove ho perso in qualificazioni con Bachinger. Pensavo di non andare nemmeno in Turchia, perché sull’erba avevo difficoltà veramente grandi. Man mano però ci ho fatto l’abitudine, e mi sono tolto una grossa soddisfazione”. Cresciuto nel mito di Roger Federer e grande estimatore del basket, Sonego avrebbe attualmente la classifica attuale per disputare le Olimpiadi, certamente uno dei massimi traguardi per uno sportivo professionista: “Forse disputare un’Olimpiade è ancor più gratificante di giocare la Davis: da piccolo ero completamente assuefatto da questa manifestazione, credo che incontrare e stare a contatto con atleti di altre discipline sarebbe stato importante per il mio processo di crescita. Il virus ha bloccato anche questo evento, spero di poterne prendere parte nel 2021”. Il sogno, oltre ad affermarsi negli Internazionali d’Italia in quanto “vincerli equivarrebbe ad una vittoria Slam”, rimane la partecipazione alle Finals di Torino, impresa già riuscita in quel di Londra, la scorsa stagione, al suo amico Matteo Berrettini: “Pensarci è d’obbligo, inutile nasconderlo. Potrei uscire di casa e raggiungere la manifestazione a piedi. Non è facile, ho visto quanto è difficile il percorso sulla scorta dell’esperienza di Matteo. Ma ho 5 anni di tempo, rimane un mio sogno e obiettivo”.
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