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Seconda finale Challenger, best ranking vicino e una cultura del lavoro tra qualità e temperamento. Lorenzo Giustino non ha i fari puntati di settimana in settimana (e non è un male), ma con i suoi tempi sta provando ad avvicinarsi al grande tennis. Un primo titolo sfiorato per il napoletano la scorsa settimana a Launceston, che fa ben sperare per il proseguo della stagione. Tutto frutto del duro lavoro: “Durante l’inverno gli allenatori mi avvisarono sul fatto che avrei potuto fare buoni risultati – spiega il classe ’91 campano – che ero in forma e stavo facendo bene”.
Ai microfoni di Sportface.it, Lorenzo si è concesso per un’analisi lucida del cammino parzialmente trionfale in terra australiana, dove ha deciso di proseguire il suo tour a seguito dello Slam di Melbourne. “Gli incontri sono stati tutti molto duri – ci racconta in esclusiva – la maggior parte chiusi in tre set. C’era tantissimo vento, anche a 50-60 km/h e per questo affiorava parecchia tensione mentale, soprattutto nei primi turni. Poi nel corso del torneo è diminuita così come le avverse condizioni meteo”.
“Un peccato per la finale – dichiara il ventisettenne – non sono quasi riuscito a giocarla. Lui (Lloyd Harris attualmente numero 100 del ranking Atp, ndr) giocava veramente bene, ragazzo giovane e ben impostato. Io quel giorno ero a zero con le riserve energetiche. Ho fatto troppi doppi falli, poca intensità e mi muovevo male sulle gambe. Ero provato dalla semifinale del giorno prima, chiusa per 7-5 al terzo con Luke Saville. Un peccato non essermi potuto godere la finale, non ho giocato bene, è stato un match chiuso anche se nel secondo set ho avuto qualche chance in più”.
Prosegue il percorso di crescita e di miglioramento di Giustino, il quale si continua ad affidare alla competenza di Gianluca Carbone, giovane coach pugliese. Ma non solo. La Spagna è ormai diventata un appoggio importante: “Ho iniziato a lavorare anche con Pere Riba (ex top 100, ndr) a Barcellona, dove ho fatto la preparazione invernale. Carbone invece mi porta ai tornei e fa un lavoro tecnico più specifico. Con lui lavoro bene, stiamo correggendo tanti difetti basici a livello tecnico, quelli che non mi lasciavano esprimere la giusta continuità. Prima non ero consapevole del perché giocavo bene, di quello che facevo per giocare così a livello corporale e tecnico”.
Con una maturità diversa e obiettivi di miglioramento chiari e mirati, Lorenzo è convinto dei propri mezzi: “Noi ci crediamo fino in fondo. C’è tanto lavoro, da parte mia e dello staff. Ho sempre lavorato tanto, ma non ho avuto grandi risultati. La formula funziona se lavori tanto, ma di qualità. Se trovi una cosa in cui devi migliorare, devi restare lì tante ore per poi applicarlo alla perfezione e questo vale anche per i più giovani”. E sulla programmazione a breve termine conclude: “Voglio giocare qualche torneo indoor qui in Europa per poi andare in Cina”.