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“Più che una passione, il tennis per me è una fissazione”. Basterebbe questa ammissione per capire il motivo del ritorno alle competizioni di Corinna Dentoni, trentenne di Pietrasanta, numero 132 del ranking Wta nel 2009. Ma dentro la ferrea determinazione della tennista toscana, scesa oggi fino alla posizione 556, c’è molto di più.
Intanto c’è la Sardegna, preferita alla Lombardia in questa parentesi di pandemia. “Non torno a Milano da febbraio”, racconta Corinna che fino all’inizio dell’emergenza sanitaria si allenava col team di Laura Golarsa. Dopo un periodo a Miami con il fidanzato (un ex calciatore italiano) e a Marina di Carrara con la famiglia, pochi giorni fa è stata accolta dal Tennis Club Pula e sembra intenzionata a rimanerci a lungo. Si sta allenando con Matteo Casula, 24 anni di Pula, tennista di categoria 2.5 reclutato dal Tc Porto Torres per la serie C. “Ho sempre lavorato sulla continuità, ma il tennis è cambiato e si risolve mediamente in soli 4 scambi, perciò mi sto allenando sul servizio e la risposta, i primissimi colpi e il gioco di volo”, spiega l’atleta toscana che sta anche faticando in palestra per rafforzare la muscolatura. Con i suoi 174 centimetri di altezza, vanta una spiccata propensione offensiva da fondo aiutata da un servizio potente, come conferma lo stesso Casula.
Sei tornata alle gare nel 2019 dopo due anni di stop. Quali erano gli obiettivi per il 2020, e come si sono trasformati a seguito dell’emergenza sanitaria?
“Avevo smesso perché non volevo più viaggiare completamente sola, economicamente non era più sostenibile. E’ stata una ripresa lenta poiché dovevo rimettermi in forma fisicamente, e forse per il sovraccarico mi sono rotta una caviglia. Ora però sto bene. L’obiettivo era quello di tornare tra le prime 250-300 entro dicembre 2020, ma non è più fattibile. Mi auguro che si torni a giocare al più presto, non vorrei assolutamente mollare perché amo giocare a tennis”.
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Che informazioni hai sul rientro alle competizioni e che programmi hai nei tornei italiani?
“Si parla di settembre per il Roland Garros, ma mi sembra difficile. A livello italiano, giocherò la serie A2 per il Park Genova. Prima si parlava di fine giugno, ora è più probabile che si disputi a ottobre o novembre con una formula ridotta”.
Cosa pensi del fondo di Atp e Wta a favore dei tennisti non di prima fascia?
“Sono molto arrabbiata con Thiem e gli altri, molti dei quali italiani, che si sono rifiutati di dare un contributo a chi sta sotto in classifica. Facciamo parte di un unico sistema: loro non ci sarebbero senza di noi. So che chi è classificato tra il 300 e il 400 ha avuto 3500 dollari. A chi come me sta sopra la posizione 500, dovrebbero arrivare appena 2 mila dollari, ma non ho ancora ricevuto comunicazioni ufficiali”.
Torniamo un po’ indietro. Nel 2005 sei diventata professionista e nel 2009 hai raggiunto il best ranking di numero 132. Secondo te quali sono stati i fattori che ti hanno portato in alto?
“Purtroppo quando sono arrivata a quel livello ero ancora una bambina e l’impegno era diventato ingestibile. Ci sono arrivata grazie alle mie capacità e alla mia testardaggine, ma non facevo niente per migliorarmi. Ho avuto paura, ero sola e mi sono persa. Con il supporto di qualche persona competente, avrei potuto fare il salto di qualità. Ormai però mi sono abituata a lavorare in autonomia”.
I ricordi più belli sul campo?
“Quando mi sono qualificata nel tabellone principale del Roland Garros nel 2009 e nel 2011. La prima volta, contro l’ungherese Szavay, sono arrivata in ritardo per colpa del traffico di Parigi. Ero molto tesa e ho perso, però è stata una grande soddisfazione, ho pianto di gioia! Ci sono state bellissime vittorie nella mia carriera: ho battuto Vinci, Pennetta due volte, ho giocato contro Suarez Navarro. Contro Garcia a Palermo nel 2013 ho vinto giocando sul suo rovescio. Una delle emozioni più belle l’ho vissuta in Cina in una finale da 100 mila dollari in uno stadio pienissimo”.
Nel 2011 hai perso alle qualificazioni dell’Australian Open contro Jamie Hampton, che si è appena ritirata. Cosa ricordi?
“Non avevo più energie perché nel turno precedente avevo vinto 9-7 al terzo contro la turca Buyukakcay in 4 ore. Entrambe siamo state portate fuori dal campo in barella. Faceva molto caldo. Ho fatto una fatica pazzesca”.
Nel 2017 al torneo Itf di Oslo hai subito una decisione arbitrale spiacevole. Cosa è successo?
“E’ un pessimo ricordo. La mia palla veniva chiamata continuamente fuori, non sapevo più cosa fare. A un certo punto l’arbitro è stato sostituito nel corso della partita, cosa che non credo sia mai capitata. Sono sicura che c’entravano le scommesse, ma poi non so cosa sia successo perché mi sono ritirata. In un altro torneo, io e una collega siamo state avvicinate dal manager di una giocatrice, tra l’altro top 50, che ci ha offerto denaro. Abbiamo tentato di denunciare, ma senza prove scritte o registrazioni non siamo state credute. Penso che questa problematica andrebbe affrontata più seriamente”.
Il torneo che sogni di vincere.
“Sicuramente le Olimpiadi. Anche se nel tennis sono meno prestigiose, ho sempre sognato una medaglia. E poi vorrei giocare in Fed Cup, occasione che non ho mai avuto”.
Proprio in questi giorni abbiamo appreso dal tuo profilo Instagram che ti sposerai. Congratulazioni! Quando farete il grande passo?
“Grazie! La proposta, arrivata in America, è stata una sorpresa e una grande emozione. Aspetteremo almeno un anno perché vorremmo invitare tutti i nostri amici”.
Cosa ti ha dato e cosa ti ha tolto questa quarantena?
“Mi ha tolto la competizione che adoro. Ma mi ha dato tempo con i miei genitori e la famiglia, con il mio fidanzato, con le persone importanti. E poi mi ha offerto l’occasione di rimettermi a studiare. Sono al II anno di Scienze motorie e mi piace molto”.
Quando era piccola Corinna, che ha preso la racchetta in mano a 7 anni, giocava su tutti i muri, in palestra, a scuola, ovunque. E’ evidente che quell’immenso entusiasmo per il tennis è ancora lì con lei.
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