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Sara Errani è senza servizio. Anzi, il servizio ce l’ha proprio contro. Quel lancio di palla tremolante che spera di poter colpire per non prendere l’ennesimo warning. Contro Bertens a Parigi è andato in scena un vero e proprio dramma sportivo, considerando anche le lacrime e i crampi che hanno costretto l’olandese a lasciare il campo in carrozzina.
Quanto accaduto non è una notizia, ma fa notizia. Sara combatte da anni con i problemi al servizio. Non si tratta di problemi tecnici: le criticità della romagnola al servizio sono tutte nella sua testa. A testimoniare per l’ennesima volta la rilevanza dell’aspetto mentale nello sport.
Insulti e critiche gratuite fioccano contro la tennista italiana più vincente di sempre, che prima faceva alzare le folle dal divano. Ora i toni si alzano solamente per buttare ‘fango’ contro una giocatrice che forse non ci meritiamo. O meglio, che non ci meritavamo. Sara ha scritto la storia del movimento: finale al Roland Garros, best ranking al numero 5, vittoria in tutti gli Slam in doppio. Citare tutto il palmares è bello quanto inutile. Chi scrive capitoli così importanti, a maggior ragione, non merita un trattamento del genere.
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Nelle criticità di Errani emergono qualità rare. Di voglia, di sacrificio, di combattività. Da fondo campo Errani gioca alla pari contro la numero 8 al mondo, seppur in parte debilitata. Alcuni scambi le affiorano i ricordi di 8 anni fa, quando il trono parigino le fu negato solamente da Sharapova. Un’Errani eroica in tutto e per tutto se non fosse per quel servizio che le fa perdere una miriade di 15.
La trappola dei social (e non solo) è spietata e prende in pasto l’aspetto più semplice da giudicare. Quello di una semplice fragilità mentale vista come una sorta di insulto al tennis professionistico.
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