“Penso che un sogno così non ritorni mai più…“. No, non è un assaggio dell’imminente Festival di Sanremo ma una piccola frase che potrebbe descrivere un gennaio memorabile per Elisabetta Cocciaretto, nome nuovo del tennis italiano femminile. Il blu, in questo caso, riguarda i campi di Melbourne in cui si è fatta strada sino alle semifinali degli Australian Open junior, tanto da conquistarsi a soli diciassette anni una convocazione con un’altra gradazione di blu: l’azzurro della nazionale di Fed Cup, che sfiderà la Spagna sul rosso indoor del PalaTricalle di Chieti il prossimo 10-11 febbraio. In un momento particolare per il nostro tennis rosa con la sola Sara Errani rimasta a far parte della magnifica nazionale quattro volte campione del mondo tra 2006 e 2013, il tanto auspicato “ricambio generazionale”, assieme a Paolini e Chiesa (anche lei alla prima convocazione), ha il volto sorridente e pieno di vita della ragazza di Porto San Giorgio.
Elisabetta ha deciso di bruciare le tappe e riprendersi tutto quello che un infortunio alla schiena le aveva tolto tra 2015 e 2016 mentre si preparava al grande salto nei tornei under-18. Una scalata continua iniziata dal 2011 con la vittoria al Lemon Bowl nel torneo under 10 schiantando Olga Danilovic (figlia dell’ex cestista Sasha Danilovic) e dalla stessa Cocciaretto definita come una delle potenziali stelle del futuro. Dalla stagione successiva ‘Cocci’ (o anche ‘Cocchi’, ribattezzata così dal suo allenatore, Fausto Scolari, con riferimento a Kokkinakis “perché ero capace di arrabbiarmi anche dopo il primo quindici fino a poco tempo fa”) ha iniziato a fare incetta di titoli italiani: campionessa under 11 nel 2012, under 12 nel 2013, under 13 e 14 (al primo anno) nel 2014 e nuovamente nel 2015.
Poi l’infortunio già citato alla schiena (“All’inizio lo avevamo sottovalutato ed era stato diagnosticato male, poi le cure sono state lunghe“) ha frenato la sua ascesa ma senza scalfire la sua enorme grinta e voglia di competere. Proprio l’agonismo, ha raccontato, è il suo miglior pregio: e così, mentre la maggior parte delle sue coetanee si godeva l’estate, Elisabetta lavorava duramente per rientrare dall’infortunio, nel 2016, prima a Maribor e poi con la finale a Palermo dopo quasi un anno di inattività. Dalla Sicilia è quindi partita la seconda vita tennistica ma non senza alti e bassi, con una serie di sconfitte in Svezia a marzo del 2017 che hanno fatto vacillare la giovane azzurra. “Mi chiamava in lacrime perché faceva fatica a metabolizzare le partite perse – ha raccontato Luca Sbrascini a Sportface, tecnico federale con cui la Cocciaretto ha tutt’ora un bellissimo rapporto – Mentalmente è comunque molto forte, non molla mai. Resta una ragazza sensibile e dolce nonostante fuori abbia una corazza e grande carattere. Ha sempre saputo ciò che voleva, mantenendo alte le ambizioni e volendo diventare una campionessa. Pochi minuti fa mi ha chiamato per comunicare la convocazione ed era felicissima e sicura, anche io sono emozionato – ha proseguito – la Garbin ci ha sempre creduto su di lei, ancor prima di prendere l’incarico di capitano. Sta svolgendo un lavoro eccezionale con questa fusione tra mondo junior e professionistico, sono esperienze che aiutano a crescere i giovani ed è ciò che è mancato negli anni passati. Un consiglio che le ho dato? Non so se avete presente le foto con il dito sulla tempia. A Melbourne gliel’ho inviata e le ho scritto: ‘quante volte ho cercato di spiegartelo?’. La maturazione dal punto di vista mentale permette di aprire molti più orizzonti, questo è l’aspetto che deve curare maggiormente e che le permetterà di recuperare il tempo perso per colpe non sue“.
COCCIARETTO NELLA STORIA: LE CONVOCATE PIU’ GIOVANI DELLA STORIA
Elisabetta sembra infatti essere sulla buona strada. Nel settembre del 2017 vola in America per gli Us Open junior, all’esordio in una prova dello Slam, in cui si spinge sino agli ottavi e fermata solo da Elena Rybakina (in questi giorni balzata agli onori delle cronache grazie ai primi passi mossi nel circuito maggiore nel Wta di San Pietroburgo, battendo anche la numero 7 al mondo Garcia). Poi giungiamo ai giorni nostri con la semifinale raggiunta in Australia, prima di inchinarsi all’asiatica Liang, vincitrice del torneo.
Fan di Halep e Wozniacki ma cresciuta nel mito di Federer (“Seguo di più il tennis maschile”), per lei la nazionale è un qualcosa di speciale, dopo aver difeso i colori azzurri per tanti anni a livello giovanile: “portare la scritta Italia dietro la schiena è una grande responsabilità, ma è una bella sensazione e ciò mi esalta“. E adesso, al PalaTricalle di Chieti è giunto il suo momento.
L’INTERVISTA DOPPIA CON L’AMICA FEDERICA ROSSI
L’INTERVISTA DOPO LA VITTORIA AL LEMON BOWL 2011