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“Potrei metterla in termini più raffinati, ma nei fatti la mia storia è semplice: voglio vincere. O meglio: odio perdere. È la paura di perdere la mia vera molla”. Questo il mantra svelato da Maria Sharapova nel suo libro ‘Unstoppable’ in cui ha snocciolato alcuni aspetti della sua carriera fino a questo punto del suo percorso. Sono diverse le sfide superate dalla siberiana nel corso della propria carriera: dall’incubo Serena Williams alla sospensione per doping, passando per i trionfi che le hanno permesso di archiviare il Career Slam e raggiungere la vetta del ranking. A quasi 32 anni, però, Maria deve fare i conti con l’avversario più temibile per un’atleta: i guai fisici.
Il recente walkover nel torneo di San Pietroburgo si è infatti aggiunto a una lista già di per sé fin troppo lunga per chi vive di ambizioni e sfide. Dopo aver demolito la Gavrilova, Sharapova non è scesa in campo per affrontare la Kasatkina in un atteso e interessante derby russo: a impedirle di gareggiare è ancora la spalla destra, problema che sta accompagnando Masha dall’inizio del 2019. Già all’esordio stagionale a Shenzhen l’ex numero 1 al mondo ha dovuto alzare bandiera bianca contro Sabalenka per non forzare in vista degli Australian Open, in cui tutto sommato non ha sfigurato estromettendo la campionessa in carica Wozniacki prima di arrendersi agli ottavi alla Barty. In Russia, davanti al proprio pubblico, Sharapova ha chiuso il primo turno in un’ora e 47 minuti commettendo 6 doppi falli ma scagliando anche 5 ace: inatteso quanto preoccupante, dunque, il suo ritiro nonostante un giorno di riposo.
POCHE LUCI E TANTE OMBRE NEL 2018 – Non sembra essere cambiato il copione dopo la precedente stagione in cui Maria ha collezionato i forfait di Miami, Birmingham, San José, Cincinnati e dell’ultimo mese di tornei dopo Shenzhen per ricaricare le pile e presentarsi nel 2019 più competitiva. Una scelta che non ha evidentemente portato i frutti sperati considerando le grandi difficoltà dovute ad una spalla ballerina che non le permette di trovare la continuità tanto agognata. Da gennaio 2018, infatti, la Sharapova non ha raggiunto alcuna finale in quattordici eventi disputati e si è spinta al massimo in semifinale in due occasioni: a Shenzhen nel primo torneo dell’anno e sulla terra battuta degli Internazionali d’Italia. Ancor più eloquente il suo record di vittorie-sconfitte negli ultimi dodici mesi: 26-13, di fatto la siberiana inciampa in media in un match su tre.
MARIA PART-TIME E LA CLASSIFICA NON AIUTA – Stretta conseguenza delle poche apparizioni sul Tour è una classifica che non rende giustizia al passato di Maria, attualmente al numero 26 del ranking. Sarebbe vitale per la Sharapova riuscire a tornare quantomeno tra le prime 16 per ottenere draw, almeno sulla carta, più semplici nei tornei più importanti. Sino a Madrid, comunque, la Sharapova potrà solo guadagnare terreno: nel 2018 collezionò infatti tre sconfitte al primo turno tra Doha, Indian Wells e Stoccarda. La sua programmazione, secondo quanto annunciato durante gli Australian Open, prevederà i due Mandatory americani nel mese di marzo. Con la speranza di non allungare la lista di forfait e walkover.