Il 18 dicembre però, Djokovic ha concesso regolarmente un’intervista a L’Equipe: “Ho cancellato tutti gli altri miei eventi, a parte questa intervista. Mi sono sentito in obbligo di farlo, non volevo deludere il giornalista, ma ho rispettato il distanziamento sociale e ho indossato una mascherina tranne durante il servizio fotografico. Quando sono tornato a casa per isolarmi, a pensarci bene, mi sono reso conto che è stato un errore di valutazione e capisco che avrei dovuto riprogrammare questo impegno“.
IL GIORNALISTA: “DJOKOVIC NON MI DISSE CHE ERA POSITIVO”
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Il serbo ammette anche di aver mentito nella compilazione del modulo di ingresso in Australia, assicurando di non aver viaggiato nelle due settimane prima del suo volo per Melbourne. Nella realtà però, Djokovic era partito per allenarsi in Spagna intorno a Capodanno. “Il mio agente si scusa sinceramente per l’errore amministrativo – spiega Djokovic -, ha spuntato la casella errata sul mio viaggio precedente all’arrivo in Australia. Si è trattato di un errore umano e certamente non intenzionale. Viviamo in tempi difficili in una pandemia globale e a volte queste cose possono succedere. Il mio team ha fornito informazioni aggiuntive al governo australiano per chiarire la questione“.
Djokovic ora resta in attesa di capire se potrà o meno partecipare allo Slam, sottolineando che “è sempre un onore e un privilegio giocare gli Austrialian Open, voglio solo avere l’opportunità di competere contro i migliori giocatori del mondo davanti a un pubblico fra i migliori al mondo“. Ora sta al Governo australiano decidere, con la scelta finale sulla cancellazione del visto di Djokovic che potrebbe slittare ulteriormente vista l’ulteriore documentazione presentata dai legali del tennista.