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Colazione, videochiamata con Theo e si parte in metro verso il Roland Garros. Ho appuntamento alle 9.50, dentro al ‘site’, con Stefano Cobolli: molto gentilmente mi fornirà un pass per la zona giocatori sotto al Suzanne Lenglen. Ho calcolato tutto, ma all’uscita di Porte d’Auteuil non avevo previsto il controllo dei biglietti. Tutti, uno a uno, a far verificare il proprio ticket della metropolitana. È previsto ‘sold out’ per questa terza giornata di qualificazioni; potete immaginare il numero di persone in fila…
Riesco comunque ad arrivare alle 9.55. Prendo un caffè con Stefano in Players Lounge e, insieme, ci dirigiamo sul campo 5 dove è appena iniziato il match di Matteo Gigante contro Facundo Bagnis, argentino molto esperto che in carriera è stato anche n.55 ATP. ‘Giga’ inizia in maniera letteralmente impressionante, sembra Fernando Verdasco all’Australian Open 2009. Vincenti da tutte le parti, rovescio che sfiamma, servizio molto incisivo, palle corte, difese eccezionali. Bagnis non può nulla. Ma l’argentino è il classico ‘cagnaccio’ e pian piano entra nel match. Gigante scende un po’ e il match si fa equilibrato. Sul 5-2 Bagnis nel secondo (l’argentino chiuderà 1-6 6-3 6-2) mi sposto sul campo 11 dove Giulio Zeppieri è avanti set e break su un altro argentino: Rodriguez Taverna.
Rodriguez Taverna, come spiegherà poi ‘Zeppo’ nell’intervista, è un ragazzo simpaticissimo fuori dal campo ma che durante il match cerca di portare la sfida sul piano della corrida. L’argentino recupera il break nel secondo set e inizia a urlare dopo ogni punto, anche su palesi errori gratuiti di Zeppieri, che però è molto bravo a rimanere concentrato e a non innervosirsi. Realizza un nuovo break sul 4-4 in un game fiume e chiude senza problemi nel gioco successivo. A seguire il match, oltre a Ceragioli e ‘Pindu’ nell’angolo di Zeppieri, ci sono anche Mattia Bellucci, Gabrio Castrichella e Fabio Chiappini (oltre all’onnipresente fotografo di Sportface Antonio Fraioli). Bellucci, enorme nota di merito, è una delle 10 persone in Italia a saper pronunciare il mio cognome. Per lui 200 punti. “Me lo ha insegnato Mosciatti”, esclama poi, perdendo almeno 199 dei punti appena conquistati. Due chiacchiere con Bellux, che secondo me ha giocato un ottimo match contro Hanfmann. Probabilmente, e credo sia d’accordo anche lui, in questo momento di scarsi risultati meglio fronteggiare un tennista molto forte e strafavorito come il tedesco per lasciare andare il braccio e giocare al massimo delle proprie possibilità. Incrocio anche Francesco Maestrelli, ancora deluso per la prova certamente no buona contro Andreev. Il ragazzo ha tanta passione, voglia, determinazione e anche un bel talento. Deve trovare la quadra e la tranquillità giusta. Serve tempo.
LEGGI L’INTERVISTA A GIULIO ZEPPIERI
Il match di Andrea Vavassori è sul campo 15. Anni fa, proprio lì, andai a seguire un match di Gianluigi Quinzi contro Marc Polmans.
Teoricamente è un campo di allenamento, è alla fine dell’impianto, non ci sono posti a sedere e la stradina è in discesa. La schiena, anche di chi è giovane e sano (parlo quindi di altri astanti), duole. Davide Vavassori, papà e allenatore di Andrea è seduto sullo schienale di una panchina; accanto a lui mamma Dorina, che non è solita seguire tornei così importanti dal vivo, anzi. È quindi comprensibilmente molto tesa. “Però io ho portato per anni Andrea e gli altri miei due figli a scuola tennis e a tutti i tornei possibili immaginabili”, esclama. Davide conferma. Il match inizia. La nuova consapevolezza di ‘Wave’ si nota da tanti piccoli dettagli: da come affronta il momento di difficoltà, dal coraggio nei punti importanti, dalla capacità di azzannare la preda appena l’avversario palesa qualche indecisione. Giocatore ormai verissimo. Il primo set, non banale, finisce 6-4. Nel secondo alcuni colpi a rete, di pura posizione e riflessi, sono strepitosi. Tra questi una demi-volée vincente senza senso. Mi avvicino a Davide e lui pronuncia la frase che stavo per esclamare: “E meno male che il doppio non serve a niente…”. ‘Wave’ vince e convince. Una foto con mamma, a cui Andrea dedica la vittoria. Passiamo poi accanto al match tra Tabilo e Gojo, che decreterà il suo avversario al turno decisivo. “Non so chi preferisco tra i due. Sono forti e ostici tutti e due. Forse Gojo”. Ovviamente vince Tabilo, che già mi ha fatto soffrire al primo turno contro Luchino Nardi.
LEGGI L’INTERVISTA AD ANDREA VAVASSORI
Nel frattempo Jannik Sinner è sul Court Philippe Chatrier ad allenarsi, per un’oretta e mezzo, con Dominic Thiem. In campo ci sono sia Simone Vagnozzi che Darren Cahill. Alle 13.30 vado a mangiare (pollo e patate) per poi recarmi all’appuntamento con ‘Vagno’ subito fuori dal campo centrale. Domani troverete l’intervista, in cui ovviamente si parla di Sinner, sul Corriere dello Sport.
Incrocio e saluto Stefano Vukov ed Elena Rybakina. Anche Stefano, come ‘Pindu’, insulta il mio cappello dei Miami Dolphins… Vanno ad allenarsi sul lontanissimo campo 16, ma il buon Fraioli arriva anche lì. Inarrestabile. Foto a testimonianza.
È il momento di Flavio Cobolli. Corro sul campo 12. Non c’è un posto a sedere. Alla fine mi intrufolo e riesco a seguire quasi tutto il match. Cobolli parte male (0-3) ma si sveglia in tempo (ottima anche la rimonta, al servizio, da 2-3 15-40). Alza il livello, risponde a tutto, difende e contrattacca. Il primo parziale parla romano: 6-4. Un breve intervento telefonico in diretta su Radio Rai e si torna da Flavio, che dopo una serie di break e contro break, scappa via. Seguo gli ultimi istanti insieme a Ferdinando Bonuccelli, compagno e coach di Lucrezia Stefanini. Scopro che ha un problema alla spalla e dovrà fermarsi qualche giorno. Al primo turno ha giocato certamente debilitata. Flavio chiude 6-4 6-4, urla. Ha giocato un grande match.
LEGGI L’INTERVISTA A FLAVIO COBOLLI
Vado in sala stampa a scrivere l’intervista a Simone Vagnozzi e poi mi dirigo sul campo 14, che potremmo definire il vero e proprio ‘Centrale delle qualificazioni’. I francesi più forti giocano tutti lì. Riccardo Bonadio fa purtroppo fatica a entrare in partita contro un Blancaneaux praticamente perfetto: un muro difensivo e qualitativo quando decide di spingere. ‘Bonny’ più falloso del solito deve abbandonare Parigi.
Chiudo con un momento surreale ma bellissimo. Franco Agamenone in mezzo al viale principale del Roland Garros, che porta dallo Chatrier al Lenglen, con uno striscione di alcuni suoi tifosi. Bellissimo! A domani.
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