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8 settembre 2019. Sull’Artur Ashe Stadium di Flushing Meadows va in scena l’ultimo atto dello US Open. Daniil Medvedev sfida Rafael Nadal per centrare il suo primo trofeo Slam. Dopo aver perso i primi due set, il russo comincia la rimonta che si infrangerà definitivamente nel quinto set dove verrà sconfitto con un 6/4. Appuntamento con la storia rimandato, ma grande dimostrazione di solidità fisica e mentale, persino contro un Nadal in grandissimo spolvero. All’inizio di quest’anno la storia si ripete, con Novak Djokovic a chiudergli la porta in faccia.
Stanotte poteva tranquillamente trattarsi del proverbiale “non c’è due senza tre”: c’erano tutti gli elementi per far sì che il serbo potesse centrare uno storico Grande Slam, completando un torneo incredibile, superando persino Roger Federer e Rafael Nadal nel numero di Major vinti; questa volta però nella storia vuole andarci Danil, spezzando un sogno ed un possibile record. Gioca la partita perfetta, a compimento di un torneo quasi senza sbavature, dove ha perso soltanto un set contro l’olandese Botic van de Zandschulp quasi più per distrazione che per altro. Gasquet, Koepfer, Andujar, Evans e Auger-Aliassime gli altri atleti stesi, tutti senza concedere respiro, spiraglio o possibilità di reazione. Medvedev è riuscito a giocare un tennis efficace e preciso, sempre con grande concentrazione, coronando il suo sogno e spezzando l’impresa del suo avversario senza che potesse nemmeno rendersene conto. Djokovic se ne accorge sul 5 a 4 del terzo set, dopo aver rincorso per tutta la partita; nell’ultimo cambio campo dell’incontro ha un asciugamano a coprire la tesa e le lacrime per un’occasione che difficilmente tornerà ad avere. Lo sa, se ne rammarica, ma è anche consapevole della grande prova di forza del suo avversario che non arretra e chiude. Il sessantaquattresimo punto vinto al servizio vale la simpatica esultanza volta ad emulare i videogiochi che tanto ama, poi l’abbraccio, le belle parole ed infine il trofeo.
Daniil Medvedev, 25 anni e 7 mesi, mette oggi in bacheca il trofeo più importante della sua carriera. Non ci è dato sapere quanti altri ne avrebbe ottenuti con l’assenza di Novak e Rafa, dominatori soprattutto negli ultimi anni anche grazie alla discontinuità dei cosiddetti “next gen”; da oggi in poi sicuramente avrà la consapevolezza di poter ripetere queste prestazioni per lanciarsi a piedi uniti nella seconda parte di carriera, quella solitamente più matura, con l’obiettivo di potersi rituffare a “pesce” in tante altre occasioni.
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