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Terzo turno agli US Open, semifinale a Sofia e Firenze, trionfo a Napoli, (almeno) quarti di finale a Parigi-Bercy. La metamorfosi di Lorenzo Musetti sulle superfici rapide (cemento outdoor ed indoor), all’interno di un’annata nefasta dal punto di vista fisico per Matteo Berrettini e Jannik Sinner, rappresenta senza alcun dubbio la notizia più lieta per il tennis italiano. Una trasformazione ormai evidente, esponenziale, quasi clamorosa per i molti che, solamente qualche mese fa, argomentavano che il carrarino potesse esprimersi al suo meglio esclusivamente sulla terra battuta. I progressi sono tangibili soprattutto con il dritto ed il servizio, colpi sempre più penetranti e finalmente aggressivi sin dall’inizio dello scambio.
A ciò va abbinata una mutata capacità di stare in campo ed una forza mentale che ormai difficilmente lo abbandona, anche quando l’inerzia di un game o di un incontro sembra essere dalla parte dell’avversario. Questo sembra dargli ancora più consapevolezza nel momento di scegliere una delle innumerevoli soluzioni disponibili tra rovesci tagliati e ad una mano, smorzate millimetriche e giochi di prestigio nei pressi della rete. Il minimo comun denominatore, però, è il lavoro quotidiano, che sta svolgendo da tanti anni con coach Simone Tartarini. Con l’ausilio paterno di quest’ultimo ha capito quale fosse l’unico valore perseguibile in grado di farlo migliorare nel tennis come nella vita.
Nella capitale francese, dopo il successo in rimonta sul norvegese Casper Ruud, ha conquistato per la prima volta una vittoria contro un top cinque del mondo ed anche il primo quarto di finale in un Masters 1000. Su questi campi, tracce azzurre in questa fase del torneo non si vedevano addirittura dal 1991. In quell’anno Omar Camporese perse in tre set contro il padrone di casa Guy Forget. Da Porte d’Auteuil a Bercy, dal Philippe Chatrier al Court Central: l’ascesa di Musetti dovrà essere testata ancora una volta da Novak Djokovic, che sembra aver ritrovato l’antico istinto cannibale in una stagione ad intermittenza per lui a causa delle note vicissitudini in merito al vaccino contro il Covid-19.
Sul circuito maggiore non perde un match ufficiale dai quarti di finale degli Open di Francia. In quell’occasione a buttarlo fuori dal campo ci volle una prestazione aliena di Rafael Nadal. Da lì c’è stato l’ostracismo statunitense ma soprattutto il ventunesimo sigillo Slam a Wimbledon prima dei recenti successi a Tel Aviv ed Astana. Il serbo appare in missione, un uomo pronto a fare giustizia per qualcosa che gli è stato tolto illegalmente. Sul campo sembra più sereno, quasi come se si fosse lasciato alle spalle un po’ di scorie negative dopo non aver partecipato forzatamente a tanti tornei. Con Musetti è avanti per 2-0 negli scontri diretti. Nel secondo Nole ha regolato Lorenzo con un duplice 6-3 a Dubai (cemento outdoor). Era addirittura la prima uscita del 2022 dopo i ‘fatti australiani’.
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Quello che fa navigare la mente, però, è il primo, giocato a pochi chilometri da dove daranno battaglia stasera non prima delle ore 19:30. Ottavi di finale del Roland Garros dell’anno scorso. L’italiano, stanco dopo un derby di terzo turno estenuante contro Marco Cecchinato, va avanti di due set contro l’allora numero uno del mondo. Qui, però, subisce la sua inesorabile rimonta e si deve ritirare nel finale del quinto e decisivo parziale per via di un problema fisico. Sprazzi di Musetti, abbagli di un artista che già in quell’occasione i francesi ed il pubblico in generale avevano imparato ad amare prima che conoscere. Inutile nascondere che sarà Djokovic il favorito anche questa volta.
Il ventuno volte campione Slam, come se non bastassero i numeri stagionali sopra elencati, è il campione uscente della manifestazione ed ha vinto Bercy ben sei volte in carriera. L’età inizia inesorabilmente ad essere un fattore anche per lui ma batterlo risulterà sempre un’impresa. L’imbarazzante completezza del nuovo Musetti, però, attrae e può far arrogantemente pensare che ci possa essere più di una partita. Capire che bisognava migliorarsi sui manti rapidi è stato il primo passo in un procedimento ancora molto lungo ma sicuramente radioso. Del resto ‘non si diventa numeri uno del mondo pensando di poter giocare solamente su una superficie’. Parola di Nole.
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