Forse un giorno lo studieranno sui libri di storia. Di certo è un bis consecutivo che rimarrà in quella dello sport. Ce l’ha regalato la squadra di Coppa Davis a Malaga, certificando che in questo momento la nostra nazionale è la più forte al mondo. Fra il 1960 e il 2023 l’Italia ha raggiunto otto finali, come raccontiamo nel nostro Azzurro Davis, edito da Rai Libri. Un libro che coniuga decenni di storia italiana, fra tennis, costume, politica. Non potevamo quindi non scrivere qualcosa anche sul secondo successo di fila di Sinner & co, ma per capire bene come ci si sia arrivati, bisogna appunto leggere Azzurro Davis. Nello sport la tradizione ha sempre un certo peso, i fatti non avvengono per caso.
Fotogrammi di una vittoria
Mentre il resto della squadra urla, balla e canta di gioia sul cemento indoor della Martin Carpen Arena di Malaga, Jannik Sinner si avvicina agli avversari olandesi, sconfitti, e li saluta uno per uno. È una delle fotografie che rimarranno impresse negli occhi dei tifosi. Un’altra immagine è quella dell’abbraccio fra Matteo Berrettini e Jannik, con il tennista romano che con gioia grida in faccia al collega:
<<Sei un animale>>
O quella di capitan Volandri che issa al cielo il giocatore più forte. I pronostici erano tutti dalla nostra parte: Jannik e Matteo, assieme a Lorenzo Musetti, Simone Bolelli e Andrea Vavassori partivano favoriti ma per le racchette azzurre il 2024 è stato un anno d’oro: oltre alle imprese del ragazzo di San Candido si contano anche la Billie Jean King Cup di Jasmine Paolini, Sara Errani, Lucia Bronzetti, Elisabetta Cocciaretto e Martina Trevisan, capitanate da Tathiana Garbin; l’oro olimpico del doppio Errani/Paolini; il bronzo di Musetti; il numero di professionisti nella top 50 del ranking. Oltre a Jannik ci sono Musetti e Berrettini, Matteo Arnaldi, Flavio Cobolli, Luciano Darderi e Lorenzo Sonego. Un po’ più in basso in classifica ruggisce ancora Fabio Fognini, mentre si fa strada un promettente Luca Nardi.
Uno su tutti (ce la fa)
Sinner è stato essenziale ma Coppa Davis 2024 ha un nome e un cognome su tutti. Matteo Berrettini. Lui che non ha perso una partita tra fase a gironi e Finals, lui che si è dimostrato grande doppista, lui che ha saputo essere leader quando necessario e gregario quando richiesto. Ma anche la stessa persona che un anno prima era stata costretta a sedere in tribuna, con le scarpe da running, come tifoso e nulla più. E lo ha fatto, senza polemiche. Anzi, il primo a gioire con i compagni. Lui che troppe volte è stato frenato da un fisico possente ma allo stesso tempo fragile e precario. Matteo Berrettini che è cresciuto sino a diventare uomo toccando più bassi che alti. Più sconfitte che vittorie. Perché Matteo non era nell’aristocrazia del tennis giovanile italiano, non è mai andato vicino a conquistare il titolo nazionale, non aveva il livello per competere con i migliori. Però non ha mai fatto un passo indietro. A Malaga c’era anche lui. A Malaga c’era soprattutto lui.
Sì, ma che paura all’inizio…
C’è l’attesa, prima di tutto. D’accordo, l’Italia è la favorita per portare a casa la seconda Davis di fila, ma poi arriva un momento in cui le chiacchiere perdono di senso e le partite bisogna giocarle e vincerle. E allora l’attesa è finita. A Malaga tocca a Lorenzo Musetti esordire nei quarti contro l’Argentina. Oltre la rete lo aspetta Francisco Cerundolo, ventiseienne di Buenos Aires, faccia da gaucho e numero 30 al mondo, contro il quale a luglio ha perso la finale di Umago, Croazia. Tuttavia, rispetto alla velocissima superficie andalusa, sulla terra rossa se non è un altro sport poco ci manca. Con quelle del Queen’s e di Chengdu, è stata una delle tre finali che nel 2024 Lorenzo ha perso. Stagione comunque positiva, nella quale è arrivato in semifinale a Wimbledon e si è messo al collo la medaglia di bronzo ai Giochi di Parigi, cent’anni dopo Uberto de Morpurgo. Sebbene non giochi da oltre venti giorni e sul veloce non sia proprio a suo agio, Volandri gli dà fiducia e lo schiera nel primo singolare. Ma il tennis di Lorenzo, di solito bello e fantasioso, contro el luchador di Buenos Aires si dimostra insostenibile. Tiene un set, poi crolla. Cerundolo vince per 6-4, 6-1, Per noi non poteva iniziare peggio. Il timore dovuto forse a un’eccessiva sicurezza iniziale si fa spazio nel clan azzurro. Contro Báez, Jannik ci riporta in parità con una certa scioltezza. Ma ora tocca al doppio. Ce la farà la coppia italiana a darci il punto decisivo? E soprattutto: la coppia qual è?
Ci riproviamo
Flashback. Settembre 2024, pronti a difendere il titolo, come nel 1977. Rispetto ad allora è cambiato il regolamento della Coppa Davis. Tutto più rapido, tutto più televisivo. Non più le maratone di una volta, che spesso costringevano anche a svegliarsi nel cuore della notte ma è ancora un bello spettacolo. Le fasi a gironi che qualificano alle finali di Malaga si disputano a Bologna, Zhuhai, Valencia e Manchester. Sugli spalti dell’Unipol Arena di Bologna si respira un’atmosfera serena e rilassata. Gli avversari dell’Italia Brasile, Belgio e Olanda possono creare preoccupazioni ma secondo i bookmaker è quasi impossibile che possa essere in discussione la nostra qualificazione. Sinner è ancora assente, come nella fase a gironi del 2023. Ma la polemica giornalistica sulla sua assenza, portata avanti l’anno scorso da illustri testate, stavolta non attecchisce. Anche perché capitan Volandri dispone di una squadra lunga, con Matteo Berrettini che sta lottando per ritrovare la forma dei giorni migliori. E poi ci sono sempre Flavio Cobolli e Matteo Arnaldi. Con l’Olanda unica squadra che possa vantare un singolarista di pari livello, Tallon Griekspoor. Ampie garanzie anche in doppio con la coppia Bolelli/Vavassori. Girone da vincere e in effetti è così, ma in modo meno netto di quanto fosse lecito attendersi. Le tre partite vengono vinte tutte 2-1, con il solo Berrettini capace di far suoi tutti gli incontri. L’obiettivo è comunque raggiunto: si torna in Spagna da campioni in carica.
La svolta
Rieccoci a Malaga. Giovedì 21 novembre. Il doppio con l’Argentina è dunque l’incontro decisivo. Per Filippo Volandri la scelta non è semplice: Vavassori e Bolelli, specialisti nella disciplina e autori di una stagione memorabile; oppure Sinner e Berrettini, grandi singolaristi. Nei primi giorni di ritiro a Malaga, la squadra azzurra mette in scena qualche set di allenamento e quando le due coppie si affrontano la sfida è equilibratissima. La scelta, già delineata nella mente del capitano, si consolida: in caso di doppio decisivo scenderanno in campo Berrettini e Sinner. E qui la forza del gruppo risulta decisiva. Niente invidia, nessuna gelosia. Davide Vavassori, padre e allenatore di Andrea, è attentissimo e, soprattutto, grande esperto di doppio. Durante la stagione ha preparato schede dettagliate su tutti i migliori specialisti, tra cui gli argentini González e Molteni. Volandri memorizza, annota e utilizza le utilissime schede di Vavassori senior. Matteo gioca a sinistra, dove si è sempre posizionato in carriera, sin dai doppi giocati da giovanissimo in Serie A1. Sinner a destra. Qualcuno vorrebbe vedere Jannik rispondere sul lato del rovescio, ma Volandri non ha dubbi. Per l’albiceleste non c’è nulla da fare. Berrettini e Sinner vincono conquistando letteralmente tutti i punti importanti. Tra i due l’intesa è perfetta. Game, set, match. Si va avanti. Semifinale e poi chissà.
L’Australia, poi l’Olanda
Sabato 23 novembre. Ad aprire Italia-Australia sarà il singolare tra Berrettini e Kokkinakis. I due si incrociano per la prima volta in carriera. L’australiano occupa la posizione numero 77 Atp, mentre Matteo è balzato fino alla 34. Negli occhi dell’italiano si legge il desiderio di lasciarsi alle spalle un anno tribolato a causa degli infortuni e nei confronti dell’Insalatiera il conto in sospeso è evidente. Dopo 10 game, Berrettini riesce a conquistare il break. È avanti 6-5 e serve per il set, ma non concretizza tre set point e si va al tie-break. L’australiano resta aggrappato alla partita grazie al servizio e chiude il parziale a proprio favore. L’atmosfera è tesa, quello che non è riuscito all’Argentina potrebbe riuscire ai Kangaroos. Ma dopo quasi tre ore Matteo Berrettini batte Thanasi Kokkinakis: 6-7, 6-3, 7-5. Torna il sorriso dalle parti di Volandri e sulla fetta di spalti occupata dagli italiani. Vittoria fondamentale, ora l’Italia è nella condizione ideale: una vittoria di Jannik Sinner vale la finale. Avere il numero uno al mondo in squadra fa la differenza. Jannik è la bestia nera di Alex De Minaur ma lui è più o meno la bestia nera di chiunque. Il #9 del ranking lotta fino all’ultimo scambio, ma non può nulla contro un Sinner implacabile. 6-3, 6-4. Alex De Minaur sconfitto in un’ora e mezza di gioco. Italia-Australia 2-0 ed è di nuovo in finale di Coppa Davis. Questa volta contro gli olandesi, che nel frattempo hanno eliminato la Germania in semifinale.
Ad aprire le danze della finalissima di domenica 24 novembre sarà il singolare Berrettini-Van de Zandschulp. L’azzurro completa una settimana perfetta vincendo 6-4, 6-2 in un’ora e 16 minuti di gioco. Strada spianata verso il punto decisivo. A separare il gruppo azzurro dalla terza Davis c’è Tallon Griekspoor, che però dovrà vedersela con Jannik Sinner. L’olandese rimane in partita ma come sempre, nel momento decisivo viene fuori il talento del numero 1 al mondo. Sinner chiude il tie-break con un ace. Manca un set alla gloria. Griekspoor non molla. Tiene botta con il servizio, ma non può reggere l’intensità del numero 1 al mondo. Al quarto match point la missione è completata, Sinner batte Griekspoor 6-2 e regala all’Italia la seconda Coppa Davis consecutiva. Gli azzurri sono di nuovo campioni del mondo.
E dire un trionfo…
Se l’anno scorso abbiamo vinto la Davis, quest’anno l’abbiamo stravinta. Berrettini voleva esserci, tornare in squadra da protagonista, mettere il sigillo sulla seconda Coppa Davis consecutiva. Ed è arrivato carico e preparato a Malaga. Non ha sbagliato una mossa, nei singolari e soprattutto nel doppio decisivo, quello contro gli argentini, dove abbiamo ammirato una coppia di grandi singolaristi messi al servizio della causa azzurra. L’intesa fra i due, che pure il doppio lo giocano poco, era evidente, cementata dall’amicizia e dalla stima reciproca. Loro, così diversi e così affiatati: l’altoatesino di ferro Jannik con il romano un po’ guascone, Matteo. Sono diverse anche le loro carriere: già a 15-16 anni si capiva che Sinner aveva mezzi eccellenti e una maturità non comune. Matteo è venuto fuori più tardi. Ma resta, a oggi, l’unico italiano ad aver raggiunto la finale in singolare a Wimbledon, da sempre stregata per Pietrangeli prima e per Panatta poi. Eppure, Berrettini lo ha detto e ripetuto:
<<Jannik lo osservo e cerco di imparare da lui>>
Per noi del Collettivo Banfield Jannik e Matteo sono i fratelli diversi della racchetta. E ci porteranno ancora lontano, possiamo giurarci.