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Non sono Kim Clijsters e Justine Henin, ma David Goffin e Steve Darcis continuano a far sognare il Belgio. Per la seconda volta negli ultimi tre anni il piccolo Paese con poco più di 11 milioni di abitanti strappa il pass per la finale di Coppa Davis. A differenza del 2015, questa volta ci sarà la Francia a separarlo da una storica ‘insalatiera’, per certi versi il giusto coronamento di una favola tanto bella quanto inaspettata.
HEWITT SUL BANCO DEGLI IMPUTATI – Certo, ci si aspettava di più a Bruxelles dall’Australia. A maggior ragione dopo il 2-1 maturato al termine delle prime due giornate. Tutto secondo pronostico nei primi due singolari e nel doppio del sabato, ma Kyrgios ha fallito il primo match point contro Goffin. Dopo un gran primo set, Nick si è spento alla distanza soffrendo la bolgia belga e interrompendo il trend contro David, sempre battuto nei tre precedenti tra 2016 e 2017 (seppur sul duro). E nel quinto e decisivo match non è quasi mai entrato in partita Jordan Thompson, frutto di una gestione poco limpida di capitan Hewitt. L’ex numero 1 al mondo lascia a casa Kokkinakis reputando più pronti per la lunga distanza Millman e Thompson ma in due portano a casa un solo set. Le parole di apprezzamento di Hewitt per Millman dopo l’onorevole ko con Goffin in quattro parziali servono probabilmente solo a indorare la pillola, fa ancora meno invece Thompson quasi mai entrato in partita e ipnotizzato dalle continue variazioni di Darcis. L’Australia lascia Bruxelles con l’amaro in bocca, senza quella finale che manca dal 2003. Hewitt, protagonista da giocatore nell’occasione dell’ultima insalatiera dei suoi (3-1 sulla Spagna alla Rod Laver Arena), avrà da rimuginare.
DARCIS, ANCORA TU – L’uomo delle imprese, non ce ne voglia il numero 1 belga Goffin, è ormai Steve Darcis. Una finale che porta principalmente la sua firma. Nel primo turno contro la Germania, senza il più quotato connazionale, è toccato a lui vestire i panni dell’eroe disinnescando contropronostico prima Kohlschreiber e poi Sascha Zverev. Ai quarti è risultato ancora decisivo battendo Lorenzi, contro l’Australia ha prima sfiancato Kyrgios costringendolo al quinto e poi mandato al manicomio Thompson trascinato dal suo pubblico. “Squalo”, il suo soprannome, non solo per via del tatuaggio.
FRANCIA, MISSIONE DECIMA – Dopo le tre finale perse consecutivamente, per i transalpini guidati da Noah c’è un’occasione d’oro. Pronostici rispettati contro la Serbia priva di Novak Djokovic, epilogo da giocare in casa contro una squadra potenzialmente meno completa. Tsonga in singolo (che oggi ha toccato quota 20 vittorie in Davis, solamente il nono del proprio Paese a riuscirci), Herbert/Mahut in doppio e magari un quarto posto da riservare a Gasquet, che nel frattempo vinceva il Challenger di Szczecin per riconquistare fiducia. La Decima questa volta è più alla portata.
QUI PLAYOFF – Mentre l’Italia esulta per un posto tra le teste di serie, l’Argentina passa dal paradiso del primo trionfo nel 2016 alla retrocessione in “Serie B” per mano dell’ostico Kazakistan. Saluta il World Group dopo dieci anni anche la Repubblica Ceca, clamorosamente rimontata dall’Olanda dopo essersi portati in vantaggio per 2-0. Dopo undici, invece, ritorna l’Ungheria: mattatore Marton Fucsovics per punire la poca maturità di una squadra dal potenziale enorme come la Russia, rappresentata a Budapest da Rublev e Khachanov.