Yunchaokete Bu sarà l’avversario oggi di Jannik Sinner nella seconda semifinale dell’ATP 500 di Pechino. O meglio, Buyunchaokete: sì, perché nella prefettura mongola in cui nasce il tennista classe ’02 non è d’uso utilizzare i cognomi. Un’infanzia caratterizzata dalla prematura scomparsa del padre, per trasferirsi poi in un’altra regione, nello Zhejiang, all’età di 6 anni per iniziare a giocare a tennis. Un lungo percorso che lo ha portato a una carriera discreta ma senza particolari exploit a livello juniores, ai cui tempi risale anche l’unico precedente con il tennista di Sesto Pusteria. Lo ha citato proprio il giovane cinese ieri dopo il suo match vinto contro Rublev, ricordando di aver perso in circa un’ora di gioco. Era il 25° Torneo Internazionale Città di Prato, nel maggio del 2017, e Sinner sulla terra rossa toscana ebbe la meglio con il punteggio di 6-2 6-1 in un torneo che lo vide poi spingersi fino alla semifinale.
Le carriere dei due hanno evidentemente preso due traiettorie completamente diverse, ma in maniera graduale anche Yunchaokete sta riuscendo a costruirsi qualcosa di importante. Nel 2023 arriva il primo titolo challenger a Seoul, sconfiggendo Vukic in finale. E circa dodici mesi fa, a Shanghai, si prende la soddisfazione di superare Kecmanovic e vincere una partita a livello di Masters 1000. Quest’anno il salto di livello, con ben due challenger vinti e altrettante finali, sempre sul cemento all’aperto. Un’ottima stagione culminata con la sua prima qualificazione in uno Slam, agli US Open, dove ha perso con Casper Ruud. L’ingresso in top-100 sembrava solo questione di tempo, ma Bu ha deciso di alzare l’asticella in fretta in poco più di due settimane: prima la semifinale nell’ATP 250 di Hangzhou perdendo dal connazionale Zhang, il nuovo best ranking al n°96, ora un’altra semi, questa volta categoria 500, sconfiggendo gente come Musetti e Rublev. Farà il suo ingresso nei primi 70 della classifica e oggi va a caccia di un’impresa.