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Si è conclusa la prima giornata del tabellone principale del Challenger di Brescia. Il nome che in questi mesi continua a fare clamore è senza dubbio quello di Viktor Galovic che dalla posizione numero 600 a gennaio è salito fino all’attuale 213. Un exploit che forse neanche il tennista croato si sarebbe aspettato: “Se quest’anno non ci fosse stata una svolta, avrei smesso di giocare”.
Si dice che la vita possa cambiare in un momento. La vicenda di Viktor Galovic ci ha insegnato che, di sicuro, può cambiare in un paio di settimane. Dopo una carriera nelle retrovie, lo scorso luglio il croato d’Italia (si è trasferito nel nostro Paese quando era ancora un bambino) ha vinto il Challenger di Recanati e, subito dopo, è giunto in finale al ricco evento di Braunschweig. Due settimane che hanno dato la svolta alla sua carriera. “Se la svolta non fosse arrivata, a fine anno avrei smesso di giocare – dice Galovic – Il 2017 era un’ultima spiaggia: o la va o la spacca. Per fortuna è andata, adesso cerchiamo di andare avanti così”. Viktor è partito con il piede giusto agli Internazionali Città di Brescia (43.000€, Play-It), superando l’azzurro Lorenzo Frigerio in una partita non così semplice, chiusa con il punteggio di 6-3 6-7 6-2. “Vengo dal torneo di Mouilleron Le Captif, in Francia, dove un campo in Greenset molto ruvido viene montato sopra il legno – spiega Galovic – dunque le condizioni sono molto più lente rispetto a Brescia. Ho fatto un po’ fatica a trovare il ritmo, anche se è successo soprattutto nel secondo set, quando ho abbassato l’intensità quasi senza accorgermene. Però devo dire che nel terzo set l’ho ritrovata e non mi sono trovato per niente male. Devo dire che mi aspettavo peggio”. D’altra parte, con un fisico come il suo (193 cm per 88 kg) e un servizio così potente, Galovic può fare sfracelli sui campi ultra-rapidi come il Play-It bresciano. Ne era convinto il suo ex coach, Massimo Puci. A suo tempo, Galovic faceva un po’ di resistenza. Oggi come la pensa? “Diciamo che cerco una via di mezzo. Mi piace un campo in duro ma un po’ più lento. Qui è difficile giocare, è complicato scambiare e nei momenti di tensione non è semplice essere aggressivo. Più in generale, non ho ancora deciso qual è la mia superficie preferita. A ben vedere, i risultati arrivano dappertutto: vedi la finale a Braunschweig, sulla terra. Insomma, non credo che il mio rendimento dipenda troppo dalla superficie. Ok, non cerco i campi in terra lentissimi… una giusta via di mezzo”.
IL COACH ITINERANTE E LA DAVIS
Vedi giocare Galovic e pensi che non gli manchi nulla per sfondare. La svolta, tuttavia, non arrivava mai. Pure lui era sull’orlo della rassegnazione, fino alle due magiche settimane di luglio. “Non ci avrei messo la firma perché era qualcosa che mi aspettavo. Giocavo bene, lo volevo, era questione di tempo. Avevo avuto segnali importanti nei tornei Futures: ho vinto grandi partite e avevo finalmente trovato la costanza necessaria: in passato giocavo bene un settimana e poi mi perdevo, mentre finalmente quest’anno ho trovato continuità. Però, sì, è stata una sorpresa. Non mi aspettavo di vincere nove partite di fila a livello Challenger. Però avevo la fiducia necessaria ed è andata bene”. Tra le possibili spiegazioni per il salto di qualità c’è la possibilità di avere uno staff finalmente itinerante. A Brescia, per esempio, con lui c’è coach Daniel Panajotti (noto per aver seguito a lungo Francesca Schiavone). Ma quanto è importante avere un coach al seguito, specie per un giocatore che per anni ha viaggiato da solo? “Quest’anno ha fatto la differenza – racconta Galovic – avendo qualche risorsa in più, spesso sono stato accompagnato dal preparatore atletico. È basilare avere una figura di riferimento, non tanto per il consiglio tecnico ma perché sa quello che stai facendo, nonché quello di cui hai bisogno in determinati momenti. È un aiuto di cui non avevo mai potuto usufruire”. E allora sono arrivati i risultati: uscito dalle sabbie mobili dei tornei Futures, ha continuato a giocare discretamente (una vittoria su Nicolas Almagro, quarti a Ortisei) e ha fatto esperienze importanti. Intanto l’esordio in uno Slam, con le qualificazioni allo Us Open, poi la convocazione in Coppa Davis. Dopo aver rappresentato a lungo l’Italia, Galovic ha scelto di giocare per la Croazia. La decisione è diventata definitiva con la convocazione per lo spareggio in Colombia. “Un’esperienza enorme – dice – giocare per una nazione è un grande onore, specie se hai in squadra il numero 5 del mondo. All’inizio è stato un po’ pesante perché era un ambiente nuovo, giocatori nuovi, non sapevo bene dove girarmi… però poi mi sono trovato ottimamente. Cilic? Un giocatore determinato e molto ordinato in tutto quello che fa. Osservandolo, credo di aver capito cose importanti”. Nella settimana in cui festeggia il best ranking (oggi è n.213 ATP), Galovic darà l’assalto ai top-200 proprio a Brescia. Al secondo turno se la vedrà con il vincente di Arnaboldi-Berankis.
ELIMINATO ALESSANDRO BEGA
Termina al primo turno l’avventura di Alessandro Bega agli Internazionali Città di Brescia. Il 26enne di Cernusco sul Naviglio, entrato di diritto in tabellone grazie ad alcuni forfait, ha fatto match pari contro il bielorusso Uladzimir Ignatik, ex n.1 junior. Il problema di Bega, da sempre, è una palla un po’ troppo leggera. Pur disegnando il campo come si deve, raramente i suoi colpi sono definitivi. Per trovare il winner deve cercare le righe, prendendo rischi talvolta eccessivi. Ignatik è molto rapido negli spostamenti e lo ha costretto a giocare parecchie palle complicate. Risultato? Un break per set e 6-3 6-4 finale. Tra l’altro, Ignatik avrà una buona chance perché in mattinata è arrivato il forfait di Marton Fucsovics, testa di serie n.1. Il bielorusso, dunque, attende il vincitore tra Constant Lestienne e il lucky loser Luca Margaroli.
MARTEDI: ESORDIO PER CINQUE ITALIANI
Programma eccezionale nella giornata di martedì. In campo ben 10 match di singolare, tra cui l’atteso esordio di Andreas Seppi.L’altoatesino scenderà in campo nel main event della sessione serale, non prima delle 19.15, contro il qualificato ucraino Volodymyr Uzhylovskyi, n.776 ATP che si dedica soprattutto al doppio. Non è avversario proibitivo, ma un servizio molto potente lo può rendere insidioso. In campo altri quattro italiani: Lorenzo Sonego proverà a confermare il gran momento di forma contro Igor Sijsling, vincitore a Brescia nel 2015. Match difficile ma non impossibile. Andrea Pellegrino, seguito a Brescia da coach Daniele Silvestre, è chiamato all’impresa contro Jurgen Zopp, tra i giocatori più in forma del momento (è reduce dalla semifinale a Bratislava). Avranno bisogno di una grande partita anche Andrea Basso (opposto a Mirza Basic, finalista nel 2015) e Andrea Arnaboldi: il canturino trova addirittura un giocatore che meno di un mese fa è stato a un passo dal vincere un torneo ATP. Ricardas Berankis, infatti, è giunto in finale alla Kremlin Cup di Mosca. Tra gli altri match, da non perdere la sfida tra i giovanissimi Bernabe Zapata Miralles e Alex De Minaur, rispettivamente classe 1997 e 1999.