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Un particolare derby bresciano ha inaugurato la quarta edizione del Challenger di Brescia: Davide Pontoglio è ben noto agli appassionati del posto, però in pochi conoscono la storia di Luca Margaroli. Il 25enne svizzero, che un paio di mesi fa ha esordito in Coppa Davis, proviene da una famiglia italiana ed è nato proprio nella città bresciana.
“Proprio per questo mi fa molto piacere essere qui – ha detto dopo il 6-4 7-6 che lo ha proiettato all’ultimo turno delle qualificazioni – c’è un bel campo centrale, è davvero un piacere giocarci. Inoltre la superficie è veloce, mi trovo bene e non mi posso lamentare”. Margaroli è dotato di un tennis classico, elegante, con un rovescio a una mano che indica senza esitazione come suo colpo migliore. Contro un motivato Pontoglio, sempre combattivo, è stato bravo a recuperare un break di svantaggio nel secondo set e ha giocato con grande attenzione il tie-break che ha evitato complicazioni.
Viste le sue radici, Brescia è un torneo speciale. “La mia famiglia è di origine ligure, ma si erano trasferiti qui ancora prima che nascessimo io e le mie sorelle. Ho vissuto per 6 anni a Passirano, dopodiché ci siamo spostati a Lugano per il lavoro di mio padre”. Mamma Isabella è stata una buona giocatrice, e anche la sorella Silvia (due anni più giovane di lui) aveva tentato la via del professionismo. Adesso le speranze sono tutte su Luca, che non ha mai avuto incertezze sul paese da rappresentare.
Pur avendo un forte legame con l’Italia, da un paio d’anni ha effettuato una scelta importante: si allena a Vienna sotto la guida dell’ex top-20 austriaco Gilbert Schaller, uno che ha battuto Pete Sampras al Roland Garros. “L’ho conosciuto in giro per tornei, quando seguiva alcuni ragazzi austriaci per conto della federtennis austriaca – racconta Margaroli – quando sono rimasto senza coach dopo aver esaurito il rapporto con Swiss Tennis e vissuto un’esperienza a Milano, abbiamo deciso di provare e mi sono subito trovato molto bene”.
Dando un’occhiata al ranking Atp di Margaroli, si capisce che ha fatto una scelta ben precisa: numero 786 in singolare a 159 in doppio, ha deciso di concentrarsi soprattutto sul doppio. “In effetti quest’anno ho scelto di giocare tanti Challenger proprio per focalizzarmi sul doppio, però quando posso mi fa piacere giocare in singolare, faccio le qualificazioni e mi è capitato di vincere alcune belle partite”.
Proprio il doppio gli ha regalato la soddisfazione di essere convocato in Coppa Davis. “In Svizzera è un periodo di transizione, perché è chiaro che Federer e Wawrinka non giocheranno più, salvo possibili apparizioni stabilite da loro. Poi si è ritirato Marco Chiudinelli: a proposito, è stata una bella emozione partecipare alla fine della sua carriera, facendo coppia con lui nel suo ultimo match in Coppa Davis, nonché nell’ultimo in assoluto, a Basilea”.
Ciò che fa ben sperare, per la carriera dell’elvetico, è il fatto che sia arrivato piuttosto agevolmente tra i top-200 Atp senza avere un partner fisso. “Vero. Un po’ perché è difficile individuarne uno e trovarsi bene, un po’ perché dedicandomi anche al singolo non mi ero preoccupato di cercarne uno. Adesso c’è Tristan-Samuel Weissborn: ci alleniamo insieme a Vienna, abbiamo fatto coppia a Bratislava e faremo altrettanto a Brescia. Quest’inverno faremo la preparazione insieme e poi decideremo se andare avanti l’anno prossimo. Sarebbe davvero una buona cosa”.
Pur essendo ancora molto giovane, Margaroli sta già seminando per il futuro. Oltre al tennis, infatti, si dedica alla facoltà di Scienze Motorie a Milano.“Piano piano sto cercando di avvicinarmi alla laurea, mi mancano una decina di esami. Non lo vedo come uno sbocco lavorativo a sé stante, ma come un qualcosa in più per il tennis, se dovessi fare l’allenatore o il preparatore in futuro. Mi piacerebbe essere ben preparato”. Per entrare nel main draw bresciano, dovrà battere lo slovacco Lukas Klein.
A parte Margaroli, che ha un forte legame con il nostro Paese ma è orgogliosamente svizzero, l’ultimo turno di qualificazione vedrà in campo due italiani. La buona notizia è che i due azzurri passati indenni dalla prima giornata sono proprio i più giovani: Giovanni Fonio ed Enrico Dalla Valle. Entrambi classe 1998, hanno giocato match impeccabili. Fonio è stato particolarmente “ordinato” nel 7-6 6-0 contro l’austriaco Weissborn. Nel primo set ha preso le misure al gioco brillante dell’avversario, peraltro senza rischiare troppo, poi ha dominato il tie-break salvo poi passeggiare nel secondo. Adesso se la vedrà con Volodoymyr Uzhylovskyi, n.4 del draw e n.776 Atp. Un match possibile, viste anche le difficoltà con cui l’ucraino si è sbarazzato di Roberto Marelli. Ha vinto addirittura due partite l’altro “1998” Enrico Dalla Valle: in mattinata non ha avuto grossi problemi contro Matteo Marfia, mentre in chiusura ha dominato alla distanza Giorgio Ricca (n.8 del draw). Pur perdendo il primo set, aveva dato la sensazione di essere in controllo. Dopo aver perso il tie-break, infatti, non ha avuto problemi a rifilare un netto 6-2 6-1 all’avversario. Adesso avrà una buona chance: non troverà il n.1 del draw, poiché Yann Marti si è fatto sorprendere dal bielorusso Aliaksandr Bury, 30enne che da qualche anno si dedica principalmente al doppio e gioca in singolare poco più che a tempo perso. Un match tutt’altro che impossibile.