Braccia al cielo, lacrime e il sorriso più bello di sempre. Caroline Wozniacki, al terzo tentativo, ce l’ha fatta. E’ lei la nuova regina degli Australian Open. La danese ha sconfitto la testa di serie n.1, Simona Halep, con il punteggio di 7-6 3-6 6-4, prendendosi tutto ciò che c’era da prendere: primo Major in carriera, posizione numero 1 del ranking WTA e tanto altro che ancora, sia noi che lei, dobbiamo realizzare. Quasi tre ore di guerra, senza esclusione di colpi, per provare a scrollarsi di dosso la scomoda etichetta di “numero 1 senza Slam”. Torna sul trono a distanza di sei anni, Caroline Wozniacki, questa volta con IL trofeo. Quel trofeo che attendeva da sempre. Ha affilato gli artigli, ha combattuto, ha corso, ha avuto il terrore di abbandonarlo troppo presto questo torneo. Sotto 5-1 40-15 nel terzo set del suo incontro di secondo turno con la croata Jana Fett, la danese è rimasta a galla, ancora una volta. E’ la quinta occasione, nella storia del torneo, che la vincitrice riesce ad annullare match point nel suo percorso: prima della danese ci erano riuscite Monica Seles nel 1991, Jennifer Capriati nel 2002, Serena Williams nel 2003 e Angelique Kerber nel 2016. Ha vinto quel match e non si è più fermata. Ora stringe forte la coppa e con la voce che trasuda emozione fa i complimenti alla sua avversaria, una Halep straordinaria.
Oggi, a Melbourne, il tennis danese ha scritto la pagina più bella della sua storia. Dopo le due finali agli US Open, perse nel 2009 con Kim Clijsters e nel 2014 con Serena Williams, la bella Caroline dagli occhi di ghiaccio ha esaudito il suo più grande desiderio. A Flushing Meadows, nel 2016, Caroline Wozniacki si presentò fuori dalle prime 70 giocatrici del mondo e nella testa di papà Piotr iniziava a farsi viva l’idea di un ritiro dalle scene. Poi la semifinale, dove ha ritrovato molte sensazioni perdute e un 2017 strepitoso, terminato con la meravigliosa settimana di Singapore. Caroline ha ripreso da dove aveva lasciato, alzando ancora di più il muro che le avversarie sono costrette a superare per aggiudicarsi un punto.
Anche Simona Halep ha dovuto giocare sempre un colpo in più e a tratti è sembrata avere in mano il pallino del gioco, fino al momento in cui gli sforzi compiuti dalla rumena per arrivare in finale si sono fatti sentire. Nelle gambe come nella mente. Deve essere difficile giocare contro un’avversaria che dà sistematicamente l’impressione di arrivare a mettere in gioco la propria vita pur di non perdere un punto. Lotta di nervi doveva essere e lotta di nervi è stata.
Anni fa, dopo aver vinto i campionati danesi Under 12 senza lasciare alcun set per strada, Caroline Wozniacki voleva già diventare la migliore del mondo. Non “numero 1”, semplicemente la migliore. Da allora ha percorso tantissima strada, una strada lastricata di incertezze e di buche che, se non sai come prenderle, diventano voragini. Ora, a 27 anni, è arrivato il momento di fare spazio in bacheca, per poterci riporre il suo scrigno più prezioso. Mancava solamente un ruggito, la zampata decisiva. La vittoria odierna proietta Caroline Wozniacki in una nuova dimensione, tanto grande da potersi temere, nonostante una certa maturità, un pericoloso effetto boomerang. “I grandi traguardi meritano sempre di essere festeggiati”, le ricorda papà Piotr da quando era poco più di una bambina, “ma tenendo sempre a mente che cinici e pessimisti non cambino mai la nostra vera essenza”.
Un match perso da junior, pianti a dirotto come quelli dopo la finale a New York nel 2009, e la gioia nel cuore per poter stringere fra le mani un enorme orso di peluche, il giusto premio per essere, allora, la “numero 1 nella competitività”, oggi la numero 1 in generale.
Quell’orso gigante Caroline non l’ha più abbandonato e questa notte, insieme, si addormenteranno cullati da un sogno che è diventato realtà.