“Ancora niente tennis, per ora. Spero di rientrare a breve perché sta andando tutto come da programma”. Sensazioni positive quelle di Matteo Berrettini, che in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport ha dato aggiornamenti sulle sue condizioni parlando di un possibile ritorno in campo a Wimbledon.
Non solo la preparazione fisica, ma anche quella mentale: “Credo sia una mia caratteristica fin da bambino: allora come oggi usavo ogni energia mentale per arrivare al massimo risultato. Vinco i punti con i miei colpi, ma se non entro in campo con il giusto approccio, anche il dritto e il servizio sono meno efficaci. Per essere un giocatore di élite i colpi contano fino a un certo punto. Se qualcosa non ti scatta dentro, è dura”.
Sul suo mental coach: “Fin dai 17 anni, ma non c’è un esercizio specifico che faccio con lui. Si tratta di un percorso che porta a conoscerti nel tempo, ti fa digerire la sconfitta in maniera corretta e ti toglie un po’ di pressione”.
“Se considero il tennis un lavoro? No. A volte preferirei evitare un meeting con un avvocato, una sessione di fisioterapia o un allenamento pesante, ma nella mia vita sto facendo quello che sogno. Mi dà solo fastidio che devo stare lontano dagli affetti per 10-11 mesi l’anno. Quando mi chiama la nonna piangendo perché non mi vede, mi crea un buco dentro” conclude l’azzurro.