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Berrettini: “A Sanremo per come gioco, non faccio il modello”

Matteo Berrettini - FOTO: Mateo Villalba

“Non faccio mica il modello, sono un atleta e per questo mi hanno chiamato a Sanremo”. Così il campione azzurro del tennis Matteo Berrettini è intervenuto dopo la sua presenza al Festival di Sanremo come ospite speciale durante la prima serata. “Non gioco a tennis per farmi dire che sono elegante o carino. Poi, che mi dispiacciano certi complimenti no davvero, sarei falso se lo dicessi” aggiunge.

“I complimenti mi fanno sorridere. Diciamo che la mia mamma e le mie nonne già quand’ero piccolo non facevano che insistere: ‘Ma quanto sei bello’. Sono abituato, però Quand’ero in cima alla scalinata, in attesa di entrare, ho guardato il grande schermo con l’orologio e ho cercato di calcolare i battiti del mio cuore – ha detto il numero sei al mondo in un’intervista a Repubblica – . Galoppava tantissimo, più di quando sto per affrontare un grande match. Sui centoventi battiti a riposo. Poi hanno chiamato il mio nome, sono sceso dalla gradinata e tutto è andato un po’ meglio. Ma avevo addosso un’emozione fortissima e diversa”.

Berrettini è poi passato a parlare dei suoi successi in questi ultimi anni: “In pochi mesi Wimbledon, il presidente Mattarella, il presidente Draghi, l’Australian Open, Fiorello. Credo di avere soltanto giocato il meglio possibile a tennis, dove mai avrei immaginato di eccellere così. Mi sento fuori dalla logica: per questo è tutto più bello, anche se impressionante”. E sul passaggio generazionale nel tennis:  “E’ soltanto una questione di tempo: è un passaggio e passerà. Anche di Nadal, all’inizio, si diceva ‘ma guarda questo, gioca con i pantaloncini a pinocchietto’. E il pubblico tifava per Sampras, per Agassi, non per i nuovi campioni che pure sarebbero diventati leggenda. Io capisco la gente che ama i miti, in campo non provo fastidio. Forse anch’io, se fossi in tribuna, tiferei per loro. Perché tifare Nadal, Djokovic o Federer significa stare insieme ai propri ricordi, vuol dire rimanere attaccati a una parte del proprio cuore. Io lo trovo romantico”. Djokovic o Nadal? Giuro, non si può rispondere – conclude – . Del resto ho perso tante volte contro tutti e due… Nadal è un mancino e ti porta dove vuole lui, dandoti l’impressione di lasciarti giocare di più e alla fine ti batte. Djokovic semplicemente ti disattiva, è un grandissimo contrattaccante. Loro due, insieme a Federer, sono i più grandi tennisti di tutti i tempi, atleti sublimi. Basti questo per capire cosa significhi averli di fronte”.

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