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Matteo Berrettini è stato intervistato da Mats Wilander ed in compagnia di Alex Corretja, entrambi icone sportive, proponendo commenti e giudizi su temi relativi al mondo del tennis e all’avvenire del circuito maschile, dopo lo stop causato dal Coronavirus. L’intervista al talento italiano è stata trasmessa, in esclusiva, su Eurosport 1 e ha offerto spunti significativi in vista del futuro del movimento italiano. L’atleta romano ha esordito proponendo una panoramica sull’attuale situazione relativa all’emergenza sanitaria: “Adesso sono in Florida e per l’intero periodo del lockdown sono stato qui. Ero in loco per giocare ad Indian Wells e successivamente ho deciso di rimaner qui. L’Italia è una nazione forte e spero che uscirà presto da questa situazione. In questo momento, credo che ci siano cose molto più importanti del tennis, molte persone hanno lottato per la vita: non esistono paragoni con lo sport. Al ritorno in campo lotteremo contro gli avversari, questo è quello che potremo fare dopo la fine di questa situazione. Sono una persona fortunata, non sono in difficoltà dal punto di vista economico e non ho perso alcun parente. Sono felice e pronto per tornare a combattere“.
In seguito, Berrettini ha discusso brevemente sulle sue caratteristiche e preferenze tecniche: “Sono cresciuto giocando sulla terra e Santopadre (suo coach, ndr) mi spingeva a giocare con maggiore aggressività, mi spingeva ad esser propositivo. Si deve trovare un equilibrio su ciò che piace fare e ciò che rende un tennista ufficiale: mi piacerebbe stare quattro metri dietro la linea di fondo e correre (ride, ndr). Quando gli scambi si allungano, sembra sia una battaglia, ma capisco che questo non possa essere il mio gioco e tento di spingere con aggressività. Mi piace anche giocare a rete, ma credo sia molto importante lavorare sulla fase difensiva“.
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Il tennista romano ha inoltre parlato della sua evoluzione dal punto di vista sportivo, il suo adattamento graduale alle superfici veloci: “Vincenzo mi ha spinto a giocare parecchio sul cemento, mi ha detto che sarebbe stato un investimento importante per il futuro, partita dopo partita. Sono arrivato a giocare il 75% dei tornei sul cemento, seppur i miei risultati più importanti li avessi raggiunti sulla terra rossa, dove sono cresciuto. Gradualmente sono arrivati i risultati: il servizio mi offre punti, così come il dritto, ed il back mi aiuta tatticamente“.
Berrettini ha peraltro evidenziato un particolare momento delicato della sua carriera, agli inizi: “Per un periodo non sono stato felice di giocare a tennis, agli inizi, mi sentivo a disagio e non mi era mai successo. Dopo anni del Tour ci si abitua ad alti e bassi, ma inizialmente dovevo abituarmi e non riuscivo bene a capire cosa mi stesse succedendo. Pian piano ho lavorato su questo con il mio mental coach e sono riuscito a ritrovarmi dopo l’exploit di Budapest“.
In chiusura, Berrettini ha commentato l’exploit del movimento italiano maschile, spiegandone la provenienza degli impulsi positivi: “Il movimento italiano sta crescendo, ci stiamo spingendo a vicenda. Fognini e Cecchinato, con i loro risultati, hanno stimolato tutti i talenti italiani. Ci siamo detti ‘Ce la possiamo fare’, a volte vinciamo e a volte perdiamo, ma è importante credere sempre in ciò che si fa. Noi vogliamo migliorare e ci stiamo aiutando: il pubblico italiano ci offre grande sostegno. Nel femminile abbiamo avuto 4 protagoniste incredibili, risultati straordinari. Ho sentito dire che si aiutavano fra di loro, grande competizione positiva, si allenavano spesso insieme. Questa è una cosa che possiamo vedere spesso con Federer, Nadal e Djokovic: l’uno è fonte di ispirazione per l’altro“.
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