“Non ho visto il match di Monfils per scelta. Nella sfida con Albot ho sofferto troppo e ho preferito affidarmi alla scaramanzia, dedicandomi ad altro. Sarei potuto tornare a casa e accendere la tv, ma non l’ho fatto. Il live score dello smartphone mi ha regalato una gioia immensa”.
Marco Gulisano è al settimo cielo. Amico di vecchia data di Matteo Berrettini, il giovane coach siciliano ha manifestato tutto il suo entusiasmo ai microfoni di Sportface.it. “Quello raggiunto da Matteo è un traguardo straordinario – racconta Gulisano – che ancora faccio fatica a realizzare. Lui e tutti coloro che lo conoscono hanno vissuto emozioni fortissime, impossibili da dimenticare. La stagione non ha vissuto di momenti netti, è stato un percorso abbastanza fluido. Matteo ha vissuto un periodo duro a cavallo tra i tornei di Miami e Montercarlo, quando ha capito di dover rispettare le aspettative dopo un grande 2018. Archiviati i dubbi ha avuto una crescita esponenziale, raggiungendo con la vittoria di Budapest una forte consapevolezza nei propri mezzi. A mio avviso ciò che ha davvero fatto la differenza è stata la capacità di apprendere velocemente da tutte le esperienze. Tante novità, sia dal punto di vista tecnico che tattico, in poco tempo: ecco la chiave”.
Inevitabile una considerazione sull’exploit degli Us Open. “Il primo giorno trascorso a Flushing Meadows è stato difficile – prosegue Gulisano -, un forte dolore alla schiena dopo l’infortunio alla caviglia lo stava condizionando. Matteo è stato bravissimo a convivere con le sensazioni negative e a superarle, andando oltre tutto e tutti. Partita dopo partita si è costruito un castello meraviglioso, ora ci viviamo questo sogno”.