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Renata Voracova descrive la struttura in cui si trova in isolamento “come una prigione“. La 38enne ceca, specialista del doppio, si trova al Park Hotel di Melbourne come Novak Djokovic, dopo che le autorità locali le hanno respinto il visto. “Sono chiusa in una stanza da cui non posso uscire – ha spiegato Voracova a due giornali della Repubblica Ceca, DNES e Sport -. C’è una finestra di dimensione ridotte, che posso aprire fino a cinque centimetri di spazio per far passare un po’ d’aria. Ci sono agenti di guardia ovunque, anche in corridoio e sotto la mia finestra. A volte mi viene da ridere: pensano forse che potrei saltare giù e scappare?“.
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Voracova è dunque entrata in Australia e ha giocato anche un match in un torneo Wta di doppio ‘prologo’ degli Australian Open. Ma improvvisamente, il suo visto d’entrata è stato revocato: Voracova è stata prelevata dalle autorità locali e dopo essere stata interrogata “per ore” è stata portata al Park Hotel. “Mi è sembrato di vivere in un film – ha proseguito – invece purtroppo era vero, e niente affatto piacevole. E ancora non riesco a capire come sia stato possibile che, una settimana dopo che ero entrata, siano venuti a prendermi dicendomi che le regole che avevano applicato per me non erano più valide“.
“Se chiedessi un nuovo visto dovrei attendere un’altra settimana, e non ha senso – ha aggiunto Voracova -. Quindi voglio andarmene il prima possibile, magari anche domani se mi daranno il permesso“. La numero 81 al mondo crede che abbia influito anche il clamore mediatico di quanto successo a Djokovic, “ma ora vorrei che lo lasciassero giocare: siamo atleti ed eravamo arrivati qui per giocare a tennis“. Dalla sua stanza, Voracova spiega di sentire i canti dei tifosi: “Sì, li sento, cantano per lui ma gridano anche il mio nome. E sono in tanti“.
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