“Sono felice, molto felice. Ăˆ nato il mio secondo figlio e il giorno dopo ero su un aereo diretto in Australia. Non ho problemi, ho sempre detto che amo il tennis e che mi piace viaggiare. Sono sincero, la preparazione è stata eccellente. Ho avuto molto tempo a disposizione, credo cinque settimane. L’anno scorso feci piĂ¹ o meno lo stesso. Non mi ci vedo davvero a giocare dei tornei prima degli Australian Open. Ad oggi i favoriti sono Sinner e Alcaraz, è normale che sia così. Io ho provato a sviluppare qualcosa e ora vedremo se funzionerĂ o meno. L’anno scorso non è stato abbastanza. DovrĂ² quindi, per forza di cose, provare a far meglio”. Queste le parole di uno spensierato Danil Medvedev nel corso del media day a due giorni dall’inizio degli Australian Open 2025, che non per caso è soprannominato l’Happy Slam. Il russo ha annunciato la nascita del suo secondogenito e si è detto soddisfatto della preparazione alla stagione appena iniziata svolta tra dicembre e gennaio.
Happy Slam, ma non per Medvedev
Storicamente è un torneo che ha portato grandi gioie, ma dolori ancor piĂ¹ grandi. Sono ben tre le volte in cui ha raggiunto l’ultimo atto (2021, 2022, 2024) e tre le sconfitte in finale. Il ko del 2021 è stato il meno amaro contro un Novak Djokovic a caccia del Grande Slam, che poi sfumerĂ proprio contro di lui in finale agli Us Open. La finale 2022, invece, è probabilmente la partita piĂ¹ dolorosa della carriera del russo. Match in totale controllo del nativo di Mosca dopo i primi due set vinti contro un Rafa Nadal con piĂ¹ di un piede sul secondo gradino del podio di Melbourne. 6-2 7-6. 3-2 e tre palle break sul servizio dello spagnolo. Un dritto fuori di centimetri che avrebbe chiuso i giochi su un ipotetico 6-2 7-6 4-2 e servizio. Da lì la rinascita del 22 volte campione Slam, che toglie il servizio a Medvedev sul 4-4 salvandosi momentaneamente andando al quarto set. Partita che entra nella lotta e, dopo cinque ore e 24 minuti di gioco, vede lo spagnolo compiere l’impresa e vincere il suo 21° Slam. Stesso copione per la finale dello scorso anno contro il nostro Jannik Sinner. Primi due set in cui Medvedev ha improvvisato un gioco offensivo che ha messo alle corde l’altoatesino. Dal terzo set si sono fatte sentire le grandi fatiche fatte dal russo per arrivare in finale tra la semifinale al quinto set con Zverev e il quarto di finale sempre al quinto set con Hurkacz. In aggiunta al livello stratosferico messo in campo da Sinner si completa la seconda rimonta subita, con due set di vantaggio, da Medvedev. Punteggio di 3-6 3-6 6-4 6-4 6-3, in quasi quattro ore di gioco, per il primo Slam dell’azzurro allenato da Simone Vagnozzi e Darren Cahill.
Cosa aspettarsi da Medvedev a Melbourne
Il sorteggio è stato complessivamente buono per il numero 5 del mondo. L’esordio con la wild card thailandese Kasidit Samrej è probabilmente l’inizio piĂ¹ morbido che una testa di serie potesse sognare. Anche il secondo turno è abbordabile con uno tra Ugo Carabelli e il piĂ¹ accreditato Learner Tien, che ha disputato delle buone Next Gen Finals. Gli australiani in Australia sono sempre pericolosi e Alexei Popyrin al terzo turno potrebbe essere una sfida insidiosa, visto il precedente negativo a Parigi-Bercy. Tre set su cinque la testa di serie numero 25 non dovrebbe avere la continuitĂ necessaria per impensierire Medvedev. Agli ottavi di finale si prospetta il derby con il connazionale e amico Andrej Rublev, che non sta vivendo il miglior momento di forma e non ha ancora avuto particolari acuti negli Slam. Dai quarti di finale si inizia a fare decisamente sul serio con Taylor Fritz piĂ¹ avanti rispetto a Lorenzo Musetti e Ben Shelton per l’ipotetico rematch delle Atp Finals con il russo. Occhi puntati anche sulla mina vagante Giovanni Mpetshi Perricard. Facendo ragionamenti ancor piĂ¹ avanzati, in semifinale dovrebbe esserci il grande favorito Jannik Sinner, che sul suo percorso potrebbe affrontare Rune e de Minaur. Pensando alla finale, dall’altra parte del tabellone sarĂ grande battaglia tra Carlos Alcaraz, Novak Djokovic e Alexander Zverev. Da non sottovalutare anche i cechi Tomas Machac e Jiri Lehecka.