Australian Open 2024, l
[the_ad id=”445341″]
A due anni di distanza dal match perso nettamente contro Stefanos Tsitsipas, Jannik Sinner torna a giocarsi i quarti di finale nella Rod Laver Arena con l’intento di conquistare la sua prima semifinale agli Australian Open. 24 mesi che sembrano una vita fa, pensando al momento che sta vivendo la carriera dell’attuale n°4 del ranking mondiale.
Quella netta resa contro il greco, quando tutti – in primis Jannik stesso – si attendevano una maggiore lotta, probabilmente influì anche nel processo che lo portò poi a prendere una volta per tutte una decisione che covava da un po’ di tempo nella testa del classe ’01 nativo di San Candido, ovvero quella di separarsi dal suo storico coach Riccardo Piatti. La notizia trapelò un paio di settimane dopo, poi i passaggi successivi li conosciamo: il covid a febbraio, l’arrivo di Simone Vagnozzi, una primavera con qualche infortunio di troppo e l’entrata in scena di Darren Cahill a partire dalla stagione erbivora di quel 2022. Tutte tappe necessarie, è evidente, nel percorso di crescita di Jannik che ci portano all’attualità di questo inizio di 2024.
Perché quest’anno a Melbourne Park, a questa sfida di quarti di finale, Jannik ci arriva in condizioni nettamente differenti, con la fiducia e la consapevolezza di essere uno dei candidati alla vittoria finale. Finora un percorso immacolato quello del tennista altoatesino, che ha dominato i primi tre incontri per poi apparire in pieno controllo anche di un top-20 quale Karen Khachanov nel corso del suo match di ottavi. Da 10 giorni, quando è stato sorteggiato il tabellone principale, la possibile semifinale al cospetto di Novak Djokovic è sulla bocca di tutti. Una pressione non indifferente, obbligato dalla classifica e dalle aspettative a raggiungere quel match. Ora c’è solo un ostacolo da superare e prende il nome di Andrey Rublev.
La storia di questo matchup ormai la conosciamo bene: quando Sinner era in condizioni fisiche accettabili, ha sempre vinto. Sul rosso, come nel 2021 a Barcellona e nel 2022 a Monte-Carlo, ma anche sul veloce, sia outdoor come quello di Miami che indoor a Vienna, nel 2023 in entrambe le occasioni. Quattro incontri, un solo set perso dal nostro tennista. Gli h2h ufficiali ovviamente portano anche i due successi del russo, arrivati entrambi per ritiro: sempre a Vienna, nel 2020 dopo appena tre games, e quello che fece malissimo al Roland Garros, quando Jannik fu costretto a fermarsi dopo aver iniziato la sfida in maniera dominante.
Ne è consapevole anche Rublev, che scherzando ma non troppo ha risposto con un “Sono nei guai”, quando gli è stato chiesto del suo prossimo match. Il russo è chiaramente avversario di quelli veri, anzi verissimi. Non ci sono dubbi che sia il n°5 del circuito ad oggi, lo dice il ranking e lo dicono i risultati e le prestazioni. Dieci quarti di finale a livello Slam non si raggiungono per caso, lui c’è sempre, perlomeno fino a un certo punto. Poi, contro giocatori che gli sono superiori le armi a disposizioni per creare l’upset non sono troppe. Ma anno dopo anno il livello del classe ’97 continua ad alzarsi sempre più ed è solo questione di tempo prima che questo tabù venga sfatato. La speranza è che possa aspettare quantomeno un altro Slam prima di riuscirci.
[the_ad id=”1049643″]
[the_ad id=”668943″]
[the_ad id=”676180″]