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11 luglio 2021 e 28 gennaio 2024. Tra queste due date ci sono 931 giorni, quelli trascorsi dalla finale persa da Matteo Berrettini a Wimbledon contro Novak Djokovic alla sfida che vedrà Jannik Sinner impegnato contro Daniil Medvedev agli Australian Open. Sembrano tanti, ma alla fine è tutta una questione di prospettiva: sono nulla, riflettendo sul fatto che per trovare un altro azzurro prima di Matteo bisogna tornare indietro di altri 45 anni con Adriano Panatta nel ’76. Numeri che certificano l’era d’oro che il tennis italiano maschile sta vivendo, un digiuno interrotto alla volta. Lo avevamo sperimentato già con le ragazze in questo nuovo millennio: quando il movimento è così florido di grandi giocatori, i successi sono destinati ad arrivare. Nelle competizioni a squadre, poi in quelle individuali. Fu così per loro, con l’allora Fed Cup che fece da traino al Roland Garros ’10 targato Schiavone e lo Us Open ’15 firmato da Flavia Pennetta, senza dimenticare le finali della stessa “Schiavo”, Errani e Vinci. Il 26 novembre il trionfo di squadra è arrivato anche per i nostri eroi di Coppa Davis e sempre sulla racchetta di chi ci ha consegnato quello storico successo, ovvero Jannik Sinner, c’è ora l’opportunità per diverse generazioni di appassionati e non di assistere a un altro pezzo enorme di storia dello sport italiano.
Alle 09:30 sulla Rod Laver Arena il classe ’01 nativo di San Cadido scenderà in campo per la sua prima – e molto probabilmente non ultima – finale Slam. Ci arriva consapevole della sua forza, del giocatore che è diventato nel corso degli ultimi mesi. Un tennista in grado di poter sconfiggere chiunque, anche Novak Djokovic non una ma tre volte nel giro di pochi mesi. Non solo a Torino o a Malaga, anche nel suo regno di Melbourne dove nell’ultimo decennio era sembrato pressoché imbattibile. Ci arriva dopo aver fin qui dominato questo torneo, perdendo un solo set e quasi stava per vincere anche quello, con il match point non sfruttato nel terzo contro il serbo in semifinale. I bookmakers lo danno super favorito, in tanti pensano che effettivamente il difficile è ormai alle spalle, ovvero aver eliminato dal torneo il n°1 al mondo. Ma Jannik, uno che la testa da campione ha dimostrato di possederla da tempo, anche quando alcuni avevano smesso un po’ di crederci e lui invece diceva di fidarsi del percorso che stava mettendo in atto, sa che non è così. “Sono stato pacato nell’esultanza – ha ammesso nella conferenza stampa post vittoria contro Novak -. D’altronde il torneo non è finito e c’è una finale da giocare. Sapevo che quella contro Nole era una semifinale e non è come vincere il titolo”.
E già. Perché per quanto uno possa arrivarci conscio della propria forza, in piena saluta fisica e mentale, le finali – specialmente negli Slam e per chi non ne ha mai giocata una prima – sono una “bestia” diversa. Lo sa anche Daniil Medvedev, uno che ne he ha già giocate cinque pur vincendone fin qui solo una. Il russo conta di far valere proprio quella maggiore esperienza contro un ragazzo al debutto in un contesto del genere. Anche perché se dovessimo limitarci agli spunti tecnici, tattici e fisici, la bilancia non potrebbe che pendere dalla parte dell’allievo di Simone Vagnozzi e Darren Cahiil. Sta giocando meglio del suo avversario, è rimasto in campo circa sei ore in meno nel corso del torneo e – pur trovandosi ancora sotto negli scontri diretti – le tre vittorie ottenute in altrettante sfide sul finire di 2023 dimostrano che questo matchup una svolta l’ha vissuta ed è stata in favore di Jannik.
Interrogato dai giornalisti su cosa possa essere cambiato rispetto a un anno fa, quando riusciva regolarmente a vincere contro il nostro giocatore, Medvedev è stato chiaro ed esaustivo: “Non credo ci siano stati dei cambiamenti tattici nelle ultime tre partite, è semplicemente diventato lui un giocatore migliore. Sta giocando meglio di prima, sul finire della passata stagione ha iniziato a mostrare un livello totalmente diverso. Se voglio avere speranze di batterlo dovrò alzare il mio livello e proverò a farlo”. Ora, per quanto sia tutto vero, non si esageri al contrario, ovvero nel considerare questo un match vinto già in partenza. In questi ultimi tre precedenti Sinner ha dimostrato superiorità, ma due di questi si sono giocati indoor e soprattuto si è trattato sempre di sfide lottate ed equilibrate. Il filo dell’equilibrio è sottile e l’azzurro per aggiudicarsi il suo primo torneo dello Slam dovrà confermare i tutti suoi progressi (mentali, fisici, tecnici, tattici) anche su un palcoscenico che nulla ha a che vedere con quelli calcati fin qui. L’appuntamento è stato fissato, l’ansia e l’adrenalina già presenti, non resta che piazzarsi davanti alla tv. Forza, Jannik!
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