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L’interesse della stragrande percentuale di appassionati italiani verterà per forza di cose sulla prima semifinale degli Australian Open tra Jannik Sinner e Novak Djokovic, ma ricca di spunti d’interesse è anche quello che è diventato un matchup abituale del circuito ATP nel corso degli ultimi anni, ovvero Medvedev-Zverev. Se da un lato ci si attendeva la presenza del russo a questo punto del torneo, alzi la mano chi avrebbe immaginato un dominio di tali proporzioni come quello messo in atto dal tedesco ai danni di Carlos Alcaraz nell’ultimo quarto di finale disputato.
Se Medvedev pur non brillando e costretto a giocare un quinto set sia contro Ruusuvuori che Hurkacz non ha mai dato l’impressione di poter non arrivare giocarsi questa semifinale, il discorso è diverso per il suo avversario. Uno Zverev che aveva faticato sin dal primo turno, in cui aveva perso un set contro il connazionale Koepfer. Poi la vittoria in più di 4h e mezza di gioco sul qualifcato Klein in un match in cui era stato lo slovacco ad avere il pallino del gioco nei cinque set terminati al tie-break decisivo. Un successo facile ai danni di Michelsen al terzo turno e poi nuovamente 4 ore di sofferenza per avere la meglio su Cameron Norrie. Un cammino che ci consegnava in vista dei quarti uno Zverev tutt’altro che entusiasmante e presumibilmente un po’ stanco dopo tutte le ore trascorse in campo. E invece il fratello di Mischa disegna un capolavoro nel match contro il n°2 al mondo, che a parte la reazione d’orgoglio avuta sul finire del terzo set, è semplicemente stato in balia dell’avversario dal primo all’ultimo punto. Senza dubbio la migliore prestazione post-infortunio alla caviglia al Roland Garros del 2022 per Sascha, che ha comunque disputato un 2023 d’altissimo livello per un giocatore reduce da un’operazione così delicata.
Una prova che ci ha ricordato perché già da teenager il classe ’97 di Amburgo era considerato un sicuro futuro n°1. E così non lontano ad oggi neanche ci arrivato, essendo stato n°2 meno di due anni fa. Ma nel palmares, nonostante i numerosi titoli ATP, i vari trionfi Masters 1000 e anche un oro olimpico, quello ‘storico’ negli Slam pesa tanto. Cinque semifinali perse su sei giocate, ma soprattutto la pesante sconfitta contro Dominic Thiem nell’edizione a porte chiuse degli US Open 2020 che pesa come un macigno. Con quel fisico, un servizio strabordante per potenza ma anche accuratezza e un rovescio che riconcilia con il tennis, nulla dovrebbe essergli precluso in termini di risultati, eppure le quote dei bookmakers e i precedenti ci dicono che anche questa volta sarà lui a partire sfavorito contro Daniil Medvedev.
Perché d’altronde il tennis è anche molto altro, e magari nel 2017 nessuno avrebbe pronostico al coetaneo russo un carriera migliore, ma ad oggi questa è la realtà dei fatti. L’attuale n°3 della classifica ATP arriva a questa sfida avendo vinto 11 dei 18 precedenti, ma la statistica diventa abbastanza impietosa nel momento in cui prendiamo in considerazione solo quelli più recenti, a dimostrazione di quanto scritto poco sopra. Se Zverev all’inizio le vinceva quasi tutte, ora accade il contrario. Dal 2020 ad oggi i due si sono affrontati in 12 occasioni e in 10 di queste ha vinto Daniil; lo scorso anno ben 6 scontri diretti, con 5 vittorie del russo. Il pattern è abbastanza chiaro, anche se incredibilmente si tratta di queste 18 sfide, nessuna è stata giocata in un major. Quando scenderanno in campo sulla Rod Laver Arena venerdì alle 09:30 sarà la prima volta che i due si affrontano in un torneo dello Slam e la posta in palio è di quelle importanti: Sascha cerca la sua seconda finale, Daniiò la sua sesta (la terza a Melbourne dopo le due sconfitte nel 2021 e 2022).
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