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Novak Djokovic suona la nona sinfonia a Melbourne ed entra nella storia del tennis mondiale in maniera sempre più prepotente. Dopo un torneo piuttosto controverso, nella partita più importante il serbo sfoggia la sua miglior prestazione e dimostra per l’ennesima volta di essere il giocatore più forte al mondo. Sulla finale in sé c’è poco da dire, a parlare sono i numeri e le statistiche. 7-5 6-2 6-2 in favore di Djokovic, che mette in bacheca il suo 18° slam e continua a battere record su record. Rimandato invece Daniil Medvedev, il quale interrompe la sua striscia di vittorie consecutive e perde la sua seconda finale in un major dopo quella contro Nadal agli Us Open nel 2019.
Alla vigilia del match era oggettivamente difficile indicare un favorito, viste le tanti componenti in gioco. Da un lato l’esperienza e il talento di Djokovic, protagonista di un torneo però non eccellente. Dall’altro lo straordinario momento di forma di Medvedev, autore di un Australian Open strepitoso e apparentemente pronto per il grande salto. Per i bookmakers, le percentuali della vigilia erano 60%-40% in favore del serbo; altri numerosi sondaggi, vedevano invece favorito Medvedev, sottolineando comunque una determinata incertezza. Probabilmente un fattore che avvalorava quest’ultima tesi era la speranza da parte di molti di vedere un ex NextGen battere uno dei Big3. Dopo tanto tempo di match a senso unico, l’impressione era che quest’anno potesse essere la volta buona e la curiosità di assistere ad un upset non mancava. Il match, però, ha smentito tutto.
Ciò che poi è accaduto sulla Rod Laver Arena, ha infatti lasciato tutti a bocca aperta. Un Novak indjokabile ha travolto Medvedev, rifilandogli un severo 3-0 che assume un valore notevole. Ribadisce innanzitutto lo strapotere del serbo che, come tutti i big, nonostante qualche incidente di percorso non stecca la gara più importante. Inoltre, mette in evidenza quanto ancora debbano lavorare gli altri tennisti per ambire a certi scenari e conquistare certi trofei.
Il primo set è stato equilibrato e si è rivelato piuttosto ‘normale’. Nel momento decisivo il serbo è salito in cattedra, specialmente in risposta, ed ha tracciato un solco tra lui e il suo avversario. Nei due restanti parziali, invece, per Medvedev si è trattato di un vero e proprio incubo, dove quasi tutto è stato da dimenticare. Nole è infatti stato padrone del campo ed ha fatto tutto quello che voleva. Il russo, di contro, ha dato l’impressione di essere impotente di fronte al gioco del suo avversario e, come raramente succede, è apparso davvero in difficoltà e frustrato, tanto da spaccare una racchetta.
Semplicemente troppo forte Djokovic, dominante sia al servizio che in risposta, e bravo ad avere in mano il pallino del gioco per tutta la durata dell’incontro. Se nel femminile c’è stato una sorta di passaggio di consegne nel match tra Osaka e Serena Williams, non si può dire lo stesso del maschile. Non c’è stata infatti la finale combattuta che ci si aspettava e tutto si è risolto in meno di due ore. Nell’intervista post match, però, il risultato sul campo è passato in secondo piano. Medvedev ha speso parole al miele per il serbo, ricordando il loro primo incontro. Lo stesso ha fatto Djokovic, che si è congratulato con il russo e lo ha rassicurato riguardo il suo futuro. Il primo slam del 2021 è volto al termine, nel segno di Nole e senza sorprese. Preludio di una stagione monotona o eccezione in un’annata imprevedibile?
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