Lo scoglio degli ottavi di finale a Melbourne resta un tabù per Fabio Fognini. Il taggiasco, per la terza volta in carriera alla seconda settimana nell’Happy Slam, non raggiunge i primi quarti di finale agli Australian Open 2020 inchinandosi a Tennys Sandgren con il punteggio di 7-6(5) 7-5 6-7(2) 6-4 in quasi tre ore e mezza. L’americano, già giustiziere di Matteo Berrettini al secondo turno, ha sfoderato un’altra solida prestazione per resistere alle solite montagne russe di Fognini, impegnato nella battaglia con se stesso tra nervosismo e picchi di tennis a tratti stellare. Per l’azzurro assalto alla top-10 dunque rimandato: con una vittoria, oltre a una possibile sfida contro Federer, avrebbe scavalcato virtualmente Goffin in decima piazza.
PRIMO SET – L’avvio del numero 2 azzurro è pimpante, Fabio colpisce bene la palla e mette da subito in difficoltà Sandgren, costretto ad alzare l’attenzione già nel terzo game per rimediare a uno 0-40. Al contrario, Fognini è perfetto al servizio tenendo i primi tre turni a zero ma in risposta non riesce a fare la differenza e sul 3-3 vede svanire altre due occasioni. La frazione si trascina così al tie-break e qualcosa negli ingranaggi del taggiasco si inceppa, in un amen sotto 0-4. Nonostante la rimonta sul 5-5, l’italiano paga la partenza a handicap e si innervosisce per un fallo di piede chiamato nell’undicesimo punto, capitolando sul 7-5.
SECONDO SET – Una chiamata che produce un lungo black-out nella testa di Fabio: wawning per qualche parola di troppo, break a zero in apertura, penalty point e chiamata del fisioterapista quasi in segno di sfida a Dumusois. Sandgren ringrazia e vola sul 4-0 ma con Fognini, si sa, non si può mai abbassare la guardia. Il giocatore di Arma di Taggia si iscrive ufficialmente al parziale nel quinto game e dà il via alla risalita con alcune difese inspiegabili per accorciare sul 4-2. In fiducia e con il dritto ritrovato, Fabio ricuce lo strappo e mette addirittura la freccia sul 5-4 ma lo statunitense non si lascia impressionare. Nell’undicesimo game torna avanti e questa volta è tutto merito suo con una risposta vincente e un passante di rovescio complicatissimo, poi sul 6-5 non trema e si porta avanti di due set.
TERZO SET – Anche quando l’ultimo treno sembra passato, il numero 12 al mondo continua a crederci. Sandgren trova il break nel terzo gioco ma alla pausa richiede un trattamento del fisioterapista e torna in campo con una fasciatura sotto al ginocchio sinistro. L’americano perde spinta quanto basta per rimettere immediatamente in carreggiata Fognini e riaccendere le speranze. La frazione sfocia in un nuovo tie-break dove Fabio è bravissimo nel cancellare immediatamente l’errore di rovescio in apertura e a spingere con insistenza nell’angolo destro dello statunitense, in perenne ritardo sul dritto in corso: con il punteggio di 7-2 l’azzurro forza così il confronto al quarto dopo oltre due ore quaranta di battaglia.
QUARTO SET – Il match sembra poter girare ma Sandgren sembra possedere energie inesauribili. Fognini non riesce a risolvere il rebus in risposta sull’imprendibile slice da destra ma in generale sulla prima palla (saranno ben 21 gli ace incassati), tuttavia riesce a tenere con relatività facilità anche i propri turni sino al decimo gioco. Quando il parziale pare indirizzato verso un terzo tie-break sul 40-15, il braccio di Fabio si irrigidisce: il taggiasco viene abbandonato dalla prima, l’avversario lo punisce con un paio di spallate di dritto e sul match point gioca il punto più bello della sua partita, con una stop-volley in ginocchio e irraggiungibile per chiunque.