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La finale degli Australian Open 2020 ha presentato lo scontro fra Novak Djokovic e Dominic Thiem, terminato con il successo del campione serbo per 6-4, 4-6, 2-6, 6-3, 6-4. Il serbo ha dunque ottenuto il diciassettesimo titolo Slam, ottavo in territorio australiano, simbolo del suo predominio totale nell’ultimo decennio. Terza grande occasione sprecata per l’austriaco, che ha offerto il meglio ed il peggio di sè, tutto nel corso dello stesso incontro.
LA CRONACA
Nel corso del primo set Djokovic ha immediatamente preso il largo, trovando un letale break nel corso del secondo game, palesando un’intensità agonistica sopra le righe ed impressionando anche lo stesso Thiem, per il 2-0 immediato. Il serbo ha successivamente regalato attimi di tennis straripanti, mostrando ogni colpo del suo repertorio e deliziando il pubblico australiano, ma, soprattutto, annichilendo un talento straordinario come l’austriaco: 4-1 eloquente. La reazione di Thiem non ha però tardato, in quanto nel settimo game l’austriaco ha beneficiato di alcuni gravi errori in uscita dal servizio del suo opponente, sino ad accorciare sul 4-3 ribaltando la condizione psicologica dei due atleti. La personalità di Djokovic ha però infine prevalso, come dimostrato dal break ottenuto nel decimo gioco per il 6-4, caratterizzato inoltre da un sanguinoso doppio fallo finale di Thiem.
Il secondo set è iniziato con un Thiem diverso sotto il piano puramente atletico, il quale ha scardinato più e più volte gli schemi difensivi dell’avversario, sino al break conquistato nel corso del terzo game, per il 2-1 in suo favore. Djokovic ha pian piano strutturato il proprio tennis, tornando in sè, con ciliegina sulla torta aggiunta con il contro-break del 4-4, ottenuto grazie ad alcune indecisioni di troppo da parte di Thiem in fase propositiva. Il talento classe ’93 ha successivamente sorpreso appassionati e Djokovic stesso, piazzando il decisivo break nel nono game, per poi chiudere sul 6-4 grazie alla sua straordinaria personalità .
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Il terzo set ha presentato un esito surreale, in quanto Thiem ha dominato in tutto e per tutto il testa a testa con Djokovic, il quale nel corso del primo parziale sembrava il solito robot macina-vittorie. Il classe ’93 ha mostrato velocità dei colpi, qualità degli stessi, grande concentrazione e risolutezza nei momenti chiave, poi, l’evidente calo fisico di Djokovic ha fatto il resto: 4-0 netto. Il risultato finale ha rispecchiato esattamente i valori illustrati in campo: 6-2 e Thiem ad un passo dalla gloria.
Il quarto set ha regalato grande equilibrio fra i due giocatori, con Djokovic rinato al servizio e Thiem solido da fondo campo e determinato a far bene. La voglia di proporre gioco da parte dell’austriaco si è però, pian piano, dimostrata un’arma a doppio taglio, in quanto i numerosi errori hanno permesso al serbo di rinvigorire la sua mole di gioco, sino al break del 5-3, letale. Il serbo ha sfruttato il momento favorevole e ha mantenuto il turno di battuta del nono gioco, a 0, riscrivendo la parola “leadership” su questo match.
Il quinto set è partito splendidamente per Djokovic, che ha sfruttato l’indole fallosa di Thiem, per strappare ancora sul 2-1 con break, potenzialmente decisivo. L’austriaco ha però conquistato due chance di break nel corso del game successivo, vanificate dalla concretezza con la prima palla di servizio da parte del campione serbo. Il classe ’93 ha tentato con tutte le armi a disposizione di contrastare l’impeto avversario, ma troppo spesso ha mostrato i limiti che ancora non permettono la sua definitiva esplosione, fra i quali l’esser troppo precipitoso in alcune circostanze. Il serbo ha successivamente chiuso sul 6-4, mantenendo con decisione ogni servizio: quattro ore e tre minuti di gioco e ottavo sigillo di Djokovic a Melborune.
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