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I più romantici speravano in una finale a stelle e strisce: la favola di Danielle Collins e quella, a suo modo diversa, di Serena Williams. Ed invece la prima è durata soltanto un set contro Petra Kvitova, la seconda ha perso un match thriller contro Pliskova, eliminata a sua volta in tre set da Osaka, che dopo aver detronizzato Serenona a Flushing Meadows vuole il bis in Australia.
E già perché se Indian Wells 2018 poteva rappresentare un primo indizio e Us Open 2018 una piacevole coincidenza, una nuova finale Slam è il terzo forte indizio, che come diceva Agata Christie costituisce una prova: Naomi Osaka è una certezza. Non è cosa da tutti i giorni assistere nel circuito femminile ad una giocatrice che arriva sino in fondo ad almeno un paio di Major consecutivi, a meno che non si parli di Williams. Eppure la giovane giapponese aveva già dato prova di salda tenuta mentale quando a New York Serena sbraitava contro l’arbitro in preda ad una crisi di nervi, ma qui si è superata ancora una volta cancellando con estrema facilità Elina Svitolina e superando in battaglia Karolina Pliskova, non l’ultima delle comparse. Quello ad impressionare della 21enne di Boca Raton non è soltanto quel rovescio bimane che sembra telecomandare o quel servizio a tratti devastante, ma la serenità propria di una campionessa con la quale gestisce ogni singolo momento complicato delle sue partite. Certo è che dall’altra parte del campo non c’è esattamente una giocatrice facile da affrontare.
Petra Kvitova ancora non ha perso un parziale in questo Australian Open ed è in striscia vincente da ben 11 partite. La mancina di Bilovec, alla prima finale a Melbourne,  ha da sempre avuto le carte in regola per battere chiunque, soprattutto quando indovina quei 15 giorni di genio tennistico assoluto nei quali assume un’aura di imbattibilità . Se lo ricorda bene Maria Sharapova quando nel 2011 in finale a Wimbledon una Petra appena 21enne la prese a pallate per due set. Da quel giorno son passati quasi 8 anni e la ceca ha vissuto momenti gloriosi come il bis all’All England Club, ma anche un grave infortunio al polso causato da una rapina in casa nel dicembre del 2016. Ecco perché per Kvitova questa finale vale tanto, significa dimostrare di avercela fatta, di aver vinto gli infortuni e le paure ancor prima delle avversarie. Dal primo match australiano la talentuosa mancina sembra avere lo sguardo della tigre che la caratterizza in quelle settimane in cui il fisico è al 100% ed i colpi sembrano uscire dalle corde della sua Wilson come proiettili.
Sarà dunque la fame di Kvitova a prevalere o la sorprendente tranquillità di Osaka nel gestire match importanti? Non ci sono precedenti ed i bookmakers pronosticano, come non era difficile prevedere, un match combattuto, con la ceca leggermente favorita. Non resta che aspettare fino a sabato alle 9:30 italiane per una finale che porterà in dote alla vincitrice  il primo titolo a Melbourne e la vetta del ranking.