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Novak Djokovic vince gli Australian Open 2019, aggiudicandosi il 53° scontro diretto contro Rafael Nadal. Questo però ha un gusto diverso, forse uno dei più dolci considerato l’impietoso punteggio. Insaziabile e sempre alla ricerca della perfezione, il serbo alza al cielo il quindicesimo Slam della sua infinita carriera, tra una regolarità spaventosa e quella “forza mentale”, che a suo dire ha fatto la differenza anche nella finale del nostro Lorenzo Musetti.
LA MACCHINA SERBA – Trovare nuovi aggettivi diventa difficile. Tanti di questi erano stati usati nel 2014, anno di vero e proprio dominio di Nole. Una, due, tre marce in più: Djokovic e quella voglia di migliorarsi sempre, anche con qualche picco di nervosismo durante una partita, gli permettono di liberarsi con irrisoria facilità dei propri avversari. E oggi l’avversario non era l’ultimo arrivato. Un 2018 che per il serbo ha segnato il grande ritorno dopo un periodo difficile. E ora il 2019 si preannuncia l’ennesima stagione da record, con un Federer non al top, e un Nadal che per quanto visto oggi sembra un gradino sotto.
11 ANNI DOPO – Che Nole abbia un feeling particolare con Melbourne non è una novità. Nel 2008 diede il via proprio qui alla collezione di major, superando in finale Tsonga. Tsonga che è ritornato nel cammino trionfale del numero 1 al mondo, ma questa volta al secondo turno. Settimo titolo in Australia, una superficie congeniale oltre ad un ambiente e un pubblico che lo trattano da padrone di casa. E Djokovic ricambia: “Questo è il migliore torneo al mondo”.
RANKING A SENSO UNICO – Lo strapotere di Novak ci presenterà da lunedì una classifica Atp che ha bisogno di poche considerazioni. Il campione di Belgrado sfiora quota 11 mila punti, staccando di quasi 3 mila lunghezze il maiorchino e arrivando praticamente a doppiare gli inseguitori come Zverev e del Potro (senza considerare Federer che con la sconfitta agli ottavi sprofonda in sesta piazza). Da rimarcare che l’inizio 2018 di Djokovic non era stato sensazionale, anzi. Il gap tra lui e gli altri top-10 potrebbe andare inevitabilmente ad aumentare, con i punti da difendere fino a inizio maggio che si contano quasi sulle dita di una mano.
RAFA RIMANDATO, MA CON ONORE – Non arrivava da favorito, ma i successi che hanno portato Nadal alla domenica conclusiva facevano pensare ad una finale sicuramente più combattuta. Sarebbe però ingiusto giudicare l’iberico solo per quanto espresso nell’ultimo atto. Era passato forse troppo inosservato al momento della compilazione dei tabelloni, tra tanti dubbi legati al fisico (comprensibili visto anche il forfait a Brisbane) e una condizione tutta da appurare. Ma Rafa c’è, è vivo e si presenta nel 2019 come il vero antagonista di Djokovic.