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Australian Open 2018, il lunedì nero americano: dodici sconfitte su quindici partite

Venus Williams - Foto Bruno Silverii

Il lunedì nero del tennis statunitense. Non per scomodare quello che successe il diciannove ottobre del millenovecentoottantasette quando Wall Street subì la peggiore giornata della storia della borsa americana, ma in questo day 1 degli Australian Open 2018 il tennis a stelle e strisce ne esce con le ossa rotte: tre vittorie, dodici sconfitte. Numeri che certificano un disastro totale. Soprattutto perché tra le dodici sconfitte sono catalogate quelle dei giocatori più importanti e più rappresentativi.

Una giornata disastrosa dicevamo. Ed è proprio così perché le cinque teste di serie più alte, i cavalli vincenti sui quali tutto il popolo statunitense puntava, sono uscite tutte assieme, fragorosamente. Il buongiorno si vede dal mattino: mai proverbio fu più azzeccato. Sloane Stephens, la vincitrice degli ultimi Us Open, da quel giorno non ha più vinto una partita. Ed oggi ha proseguito nella striscia negativa cedendo alla cinese Zhang Shuai in tre set dopo che aveva conquistato il primo set senza particolari problemi. Sulla Rod Laver Arena Venus Williams si è arresa ad una delle giocatrici più in forma di questo inizio di 2018: Belinda Bencic ha giocato una partita straordinaria, estromettendo la testa di serie numero cinque con lo score di 6-3 7-5 nonostante la prova della finalista uscente non sia stata completamente da buttare, anzi. A completare il disastro femminile ci ha pensato Coco Vandeweghe, l’anno scorso semifinalista, che non solo si è arresa all’ungherese Timea Babos, ma ne ha combinate di tutti i colori prendendosi anche un penalty point.

Il disastro odierno è certificato anche nel singolare maschile. John Isner, testa di serie numero sedici, si è arreso in quattro set al padrone di casa Matthew Ebden giocando una partita anonima e dimostrando per l’ennesima volta di non essere proprio un animale da slam. Ma la sconfitta più cocente, quella che non era messa sul conto, è firmata Jack Sock che si arrende al giapponese Sugita in quattro frazioni di gioco e saluta Melbourne Park nonostante il suo status di ottava testa di serie. A queste sconfitte se ci aggiungiamo anche quelle di Jennifer Brady, Cici Bellis, Alison Riske, Taylor Townsend, Irina Falconi, Kevin King e Sofia Kenin la frittata è davvero fatta.

Le uniche, misere, gioie di giornate a stelle strisce arrivano da Ryan Harrison che è uscito vincitore da una partita complicatissima contro Dudi Sela. Complicata soprattutto dal punto di vista ambientale visti i tanti tifosi israeliani che hanno infiammato gli spalti e anche per via di un battibecco proprio tra i due giocatori. Vince anche McDonald che sconfigge lo svedese Ymer in quattro set, mentre nel singolare femminile l’unica vittoria è targata Nicole Gibbs. Ma è troppo poco per una giornata che verrà ricordata per chissà quanti anni negli Stati Uniti. Quindici gennaio duemiladiciotto: il lunedì nero americano. E stavolta la borsa non c’entra niente. 

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