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Caroline Wozniacki ce l’ha fatta. Alla quarantatreesima partecipazione in un Major, la danese spezza finalmente il tabù e conquista il suo primo Slam. Nella finale degli Australian Open 2018 priva della medesima opportunità Simona Halep, piegata anche dal caldo e dalle condizioni estreme di Melbourne, costretta ad alzare bandiera bianca per 7-6(2) 3-6 6-4 e a cedere anche il numero 1 del ranking alla sua avversaria, di ritorno sul trono Wta dopo sei anni in un match come prevedibile dominato dalla tensione e che ha rischiato di perdere dopo aver mancato diverse opportunità.
Lo ha fatto a suo modo, con il suo modo di essere, con due punti di una solidità disarmante nel decimo gioco del terzo set che la consegnano alla storia del tennis danese. Sul 5-4 30-30 tira su qualunque accelerazione o tentativo di vincente di una Halep comunque generosissima, chiamata a chiedere l’intervento del fisioterapista per un calo di pressione nel secodo parziale. Un recupero dopo l’altro, scacciando i propri demoni dalla sua mente in una finale che sembrava essersi irrimediabilmente complicata dopo aver perso per due volte un break di vantaggio nella frazione decisiva.
Perché ‘Caro’, eccezion fatta per alcuni brevi frangenti, ha sempre avuto in mano il controllo della partita. Che non sarebbe stato affatto facile chiudere i conti lo si era capito già dal primo set. Dopo un avvio ai limiti della perfezione, manovrando col dritto e spingendo col rovescio lungolinea, la Wozniacki si scioglie come neve sotto il cocente sole di Melbourne e sul 5-3 si ritrova in un lampo sotto 0-40. La Halep va a segno alla terza chance e trascina la sua avversaria al tie-break, il primo in sette scontri tra le due: la numero 2 del tabellone torna a premere sull’acceleratore e senza troppi problemi chiude sul 7-2.
Nel secondo, la montagna da scalare per Simona pare ripidissima. Lei che ha rimontato solo una volta su quattro la sua avversaria odierna dopo aver perso il primo parziale, sembra condannata alla resa quando sul 3-2 chiede l’intervento del medico per misurare la pressione. Niente di più sbagliato: Wozniacki fa l’errore di attendere un calo della romena che non arriva, anzi si vede spinta sempre più lontano dalla riga di fondo e viene punita con un 6-3. Si va al terzo, ma prima dieci minuti di pausa per l’entrata in atto della Heat Rule.
Alla ripresa, il servizio non è più un fattore: cinque break nei primi sette giochi con la Halep che per due volte recupera lo svantaggio e mette la freccia sul 4-3. Al cambio campo questa volta il medical time-out è per la Wozniacki, con una fasciatura al ginocchio sinistro. Una pausa che serve anche per riordinare le idee e ritrovare le energie per riprendere l’inseguimento al trionfo più importante della sua carriera. La danese alza il muro, la profondità della sua palla torna a sorprendere Simona e quanto accaduto sul 5-4 30-30 è già storia: Caroline può finalmente sciogliersi in un pianto liberatorio. Svolta della sua carriera (anche alla luce delle Finals vinte un paio di mesi fa) o punto d’arrivo? La neo numero 1 al mondo avrà modo di pensarci, magari con una copertina di “Elle” in più, invocata nella cerimonia di premiazione.