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DOVE ERAVAMO RIMASTI?
Il 2019 di Matteo Berrettini si è concluso con la sconfitta al primo turno di Mosca da Lukas Rosol, ma probabilmente l’immagine che fotografa la sua stagione è quella risposta di dritto anomalo che provocava la stecca di Roberto Bautista Agut nella finale di Gstaad. Le braccia al cielo, lo sguardo incredulo ed il primo titolo della carriera per il giovanissimo tennista romano. La prima stagione tra i grandi è andata al di là delle più rosee aspettative per l’allievo di Santopadre. Che il ragazzo avesse doti fisiche, tecniche e mentali notevoli era già noto anche ai non addetti ai lavori, ma che Matteo in un solo anno riuscisse a scalare le classifiche sino al numero 54 ed in più a portare a casa il suo primo trofeo non ce lo saremmo mai immaginati. Solido servizio, gran dritto e notevoli miglioramenti sul rovescio e sul tocco. Ora arriva il bello e contemporaneamente il difficile per il 22enne di Roma.
L’ANNO CHE VERRÀ
Per Matteo “The best is yet to come” citando un celebre brano di Frank Sinatra. E già perché la storia del tennis ci ha insegnato che arrivare ai vertici è difficile, ma non impossibile, restarci invece è molto più complicato. Il romano dovrà dimostrare di saper stare tra i migliori, non dovrà abbattersi alle prime difficoltà ed in tal senso il suo staff avrà il suo daffare. I miglioramenti li abbiamo già elencati in precedenza, ma c’è ancora molto da lavorare per l’attuale 54 del Mondo. La stagione è lunga e piena di tornei e servirà gestire al meglio le energie fisiche per arrivare in forma agli appuntamenti chiave del 2019. Il primo di questi è l’Australian Open, dove solo un anno fa Matteo approdava nel Main Draw e veniva sconfitto in tre facili set dal francese Mannarino.
OBIETTIVI
L’obiettivo primario di Matteo è la crescita a livello tecnico e mentale del ragazzo; da quest’ultima dipenderanno i risultati: il suo staff lavorerà per migliorare un 2018 già ampiamente positivo. Non è facile pronosticare quanto possa crescere il romano, ma gli enormi progressi del 2018 fanno ben sperare gli appassionati italiani. Gli Slam sicuramente saranno il banco di prova più importante per Berrettini, ma non l’unico. Sarà importante la continuità a tutti i livelli, dagli ATP 250 ai Masters 1000. Servirà tanto sacrificio, notevole tenuta mentale e molto altro. Le basi sono comunque assai solide e fanno ben sperare: Matteo è pronto a mietere vittime a partire da Melbourne per continuare a stupire.