La sconfitta di Paolo Lorenzi a Parigi contro Pablo Cuevas sancisce la fine della stagione Atp per il movimento azzurro. Cosa possiamo e dobbiamo attenderci dal 2017 del tennis italiano maschile?
Si è discusso molto sul fatto che Paolo Lorenzi, 35 anni da compiere a dicembre e attuale numero 1 d’Italia, sia l’emblema di un momento particolarmente negativo del ital-tennis maschile. In realtà i problemi non si riferiscono all’età del buon Paolino, bensì al ranking attuale del leader azzurro (n.40) e al numero di giocatori nei Top-100 (3).
Non va mai dimenticato che il tennis è uno sport individuale e che ogni situazione personale fa storia a sè. Da una parte questi dati sono innegabilmente condizionati dall’intervento chirurgico al ginocchio di Simone Bolelli (tornerà a inizio 2017) e dalle precarie condizioni fisiche di Andreas Seppi. Lo stesso Fabio Fognini (che ripartirà nel 2017 con un nuovo coach, già scelto ma ancora non annunciato) non ha passato una stagione facile, in parte per alcuni acciacchi, in parte per un’annata in cui non ha trovato continuità. Va considerata anche la vicenda legata al siciliano, ex Top-100, Marco Cecchinato, la cui squalifica è stata ridotta a 12 mesi. Paolo Lorenzi ha letteralmente salvato il 2016 del tennis italiano maschile, conquistando il titolo a Kitzbuhel e vivendo una stagione ben al di sopra delle aspettative. E non è detto che ciò non possa accadere anche nel 2017, considerando la straordinaria preparazione atletica del senese e la passione che dimostra ogni anno volando da un capo all’altro del mondo senza batter ciglio. Questa la situazione attuale, con tre giocatori tra i Top-100 e nessun under 25 tra i primi 150 del ranking Atp.
Queste le attenuanti. Perché, d’altra parte, va considerato che i giovani che attendiamo ormai da alcune stagioni stanno facendo fatica a emergere per i più svariati motivi. Encomiabili Thomas Fabbiano (classe 1989) e Alessandro Giannessi (1990) che finiranno l’anno a ridosso dei Top-100, ma vi è grande attesa (e un po’ di impazienza) per il salto di qualità dei tanti giovani che hanno palesato grandi qualità e scarsa continuità. Il progetto over 18, atto ad accompagnare i ragazzi nel circuito Atp dopo l’attività giovanile, è “attivo” da due anni. A Umberto Rianna e Giorgio Galimberti si unirà a breve anche il “nuovo” tecnico Filippo Volandri, così da formare un team di livello per aiutare i nostri migliori giovani.
Federico Gaio, il primo under 25 in classifica e vincitore di due challenger in stagione, non sarà più supportato dal Progetto Over 18 ma, grazie a coach Daniele Silvestre, ha realizzato un primo salto di qualità. La stagione 2017 può portarlo finalmente nei Top-100, poiché le qualità (e la consapevolezza) sono elevate e può far punti su più superfici. Nei primi 220 giocatori del mondo compaiono anche Matteo Donati e Stefano Napolitano che, a tratti, hanno lasciato intravedere migliorie importanti. Ma il loro percorso è stato più complicato di quanto potesse sembrare inizialmente. Il motivo? Prettamente fisico, poiché entrambi hanno avuto problemi di infortuni discretamente seri. Sfortuna? In parte si, ma allo stesso tempo si deve considerare che riuscire a giocare con continuità è il vero segreto dei giocatori professionisti. Non infortunarsi non è fortuna, ma un merito.
Stefano Napolitano è comunque cresciuto molto in termini di ranking rispetto al 2016, passando dalla posizione 406 alla 217, incrementando la propria classifica di 189 posti.
E attenzione alla crescita di Lorenzo Sonego, Gianluca Mager, Stefano Travaglia e Gianluigi Quinzi. Tutti ragazzi dalle storie diverse, che potranno vivere però un 2017 da protagonisti. Lorenzo Sonego è salito agli onori della cronaca agli Internazionali BNL d’Italia, dove è andato a un passo, dopo aver vinto le Prequalificazioni, dall’eliminare il portoghese Joao Sousa. Dopo quell’exploit vi è stato un minimo contraccolpo psicologico, per un tennista mentalmente forte, dalla grande attitudine, ma ancora incompleto tecnicamente. Sonego ha perso alcuni match sul filo di lana che ne hanno minato la fiducia, ma ha la tigna e la personalità per riuscire ad emergere. Nel 2016 ha guadagnato una settantina di posizioni, l’anno prossimo ci aspettiamo un ulteriore salto di 100-150 posti.
Gianluca Mager ha interrotto recentemente il lungo sodalizio con Diego Nargiso e si è unito a Gabrio Castrichella e al Progetto Over 18 in pianta stabile. Mager, che ha iniziato a fare sul serio da pochi anni dopo aver saltato a piè pari l’attività giovanile, deve maturare tennisticamente e nella gestione dei match (oltre che dei punti stessi) ma ha le qualità (e la potenza) per riuscirci. Anche Edoardo Eremin, classe 1993, ha le carte in regola per un importante salto di qualità. La violenza dei suoi colpi è indiscutibile.
Capitolo a parte per Stefano Travaglia, tennista che (stavolta si può ben dire) ha vissuto stagioni intere lontano dai campi. Anche il 2016, per un problema serio alla schiena, sembrava diventato un incubo. Il marchigiano è però riuscito a battere la sfortuna, tornando in campo negli ultimi mesi dell’anno e dominando nel circuito futures tanto da rientrare nei Top-350 con soli 15 tornei giocati.
Chiudiamo la panoramica con Gianluigi Quinzi. L’ex salvatore della patria è ripartito dall’ombra, scelto da Ronnie Leitgeb (ex coach di Thomas Muster e Andrea Gaudenzi, da tempo lontano dal circuito Atp). I risultati non sono eclatanti ma la vera notizia è che Quinzi svolgerà una lunga preparazione invernale per limare (e perché no, modificare) lacune tecniche importanti. Rimane il tennista italiano giovane dal più alto potenziale, a dispetto di quanto si possa dire. Quando riesce a giocare con i piedi piantati sulla linea di fondo può diventare devastante. Sino ad ora, però, riesce a farlo per 30-40 minuti.
Nel frattempo vanno recuperati Seppi e Bolelli, va sostenuto Lorenzi, Fognini deve tornare ai livelli che più gli competono. L’Argentina è vicina, così come la sfida di Coppa Davis del prossimo febbraio. Molto difficile ma per nulla impossibile.
Il futuro del tennis italiano maschile potrebbe apparire nero o al massimo grigio scuro. Di certo non è roseo, dire il contrario sarebbe folle, ma uno sport individuale va analizzato studiando caso per caso. E un anno negativo non deve necessariamente prevederne un alto altrettanto scuro. Non c’è da aspettarsi miracoli, ma da nero a grigio chiaro e, perché no, a grigio-azzurro, la differenza è piuttosto sottile. Per il rosa possiamo attendere. Tra i giovani è importante che vi sia un traino: un ragazzo di 20-23 anni che esploda ed entri nei 60-70 Atp, facendo credere a tutti gli altri che è possibile, che si può fare, che il gotha non è irraggiungibile. In attesa dei Pellegrino, dei Balzerani, dei Berrettini, dei Ramazzotti. Dei quali al momento (per il loro bene) non è il caso di parlare.