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Il 2021 è stato l’anno della consacrazione definitiva per Daniil Medvedev. Il russo è stato praticamente il numero 2 del mondo per tutta la stagione, sin dalla finale persa a Melbourne contro il cannibale Novak Djokovic. Il 25enne di Mosca ha così spezzato l’egemonia dei ‘Fab Four’. È stato infatti il primo top 2 diverso dai ‘quattro’ dal 2005. Questo traguardo, frutto di grandi picchi (su tutti la vittoria a Cincinnati), è stato legittimato anche dal primo successo Major a New York; proprio su Djokovic. Un’affermazione storica perché ha interrotto la corsa del campione di Belgrado verso il mitologico Grande Slam, proprio sul più bello. In quella partita ma più in generale in quel torneo Daniil ha mostrato la miglior versione di sé stesso, il lavoro di anni portato al massimo compimento. Innanzitutto un rendimento pazzesco con la prima di servizio (81% di punti); poi, aspetto ancor più importante, la sensazione di non essere pressoché mai in difficoltà nello scambio, qualsiasi fosse l’avversario al suo cospetto.
La capacità del russo appoggiarsi alla perfezione alla potenza dei colpi, di trasformare frequentemente situazioni difensive in vincenti incredibili, lo ha reso pressoché inavvicinabile. Di questa sua massima espressione si era però già avvertito un notevole bagliore nelle due precedenti annate, in particolare nell’edizione delle Finals dello scorso anno. Il campione degli Us Open, non certo da favorito, sbaragliò la concorrenza degli altri 7 Maestri e lo fece grazie a due successi epici: in semifinale su Rafael Nadal e in finale su Dominic Thiem, i due grandi assenti del primo Masters di fine anno a Torino.
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LE CHANCE DI MEDVEDEV
Proprio per l’adattabilità eccezionale mostrata in condizioni indoor in quel di Londra lo scorso anno e in quel di Bercy in questi due anni, è impossibile non considerare Medvedev come il favorito della rassegna torinese, ‘ex-aequo’ con Novak Djokovic. In particolare la recente finale parigina ne è una netta dimostrazione. Nonostante la lunga assenza dal circuito lui e Novak sono difatti apparsi di un altro livello e, seppur al Pala Alpitour di Torino i campi dovrebbero essere più rapidi, diventa difficile immaginare chi possa inserirsi nel discorso vittoria finale. Premesso ciò, bisogna dire che negli ultimi anni non sono mancate di certo sorprese; il ‘bis’ di uno stesso vincitore manca dal biennio 14/15, quando proprio il fuoriclasse serbo ottenne il suo quarto alloro. A questo dato, pro-outsider, è poi consono aggiungere un altro: nelle ultime quattro edizioni non ha mai vinto uno dei primi due giocatori del ranking. Questi dati, ad oggi, appaiono gli unici ‘ostacoli’ tra il russo e un super percorso all’evento di fine anno, in quanto per quel che abbiamo visto sul campo in questa stagione ciò appare scontato.
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