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“Dopo l’allenamento mi chiedo: ho fatto abbastanza? Potevo sforzarmi di più? È il mio lavoro, ci tengo. C’è chi pensa di lavorare troppo, io penso sempre di non aver lavorato a sufficienza. La mia mentalità è questa. Anche quando arrivo a sera schiantato dalla stanchezza, mi interrogo”. Parola di Jannik Sinner che in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera si sofferma sul suo lavoro quotidiano. Una preparazione meticolosa, studiata nei dettagli, che ora gli permette di arrivare alle Atp Finals da numero 4 del mondo, dopo i successi di Pechino e Vienna: “Il sogno di chiunque. I migliori otto dell’anno, a Torino. Era il mio obiettivo di inizio stagione, l’ho centrato in anticipo. Sono contento: è la conferma di un lavoro che funziona e di una stagione stabilmente ad alto livello. Bisogna anche considerare con quanti tornei ci si qualifica per le Finals, con quali risultati…”. Dopo aver battuto più volte Alcaraz e Medvedev, l’obiettivo è superare anche Djokovic: “Perché lui è diverso? Perché ti ritrovi davanti uno che ha vinto 24 Slam, tre su quattro solo quest’anno. A livello di risultati, il migliore che questo sport abbia mai avuto”. Per Sinner le idee sono chiarissime: “Sono le partite importanti per la crescita, quelle per cui dico: vinco o imparo. Djokovic mi dirà dove sono. Io mi ci sono sentito più vicino quest’anno in semifinale a Wimbledon, pur perdendo in tre set, che l’anno scorso nei quarti, quando avevamo lottato per cinque. Non vedo l’ora. Sono le partite per cui mi alleno tutti i giorni, quelle che mi caricano di pressione”.
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