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Si, è tutto vero: dopo 41 anni l’Italia torna ad avere un rappresentante alle Nitto Atp Finals (l’ultima volta è stato Corrado Barazzutti): sarà Matteo Berrettini a giocarsi le proprie chance nell’ultimo torneo stagionale, che decreterà il ‘Maestro’ del 2019. Una stagione esaltante, quella del tennista romano, autore di una scalata in classifica a dir poco spettacolare che lo ha visto salire dalla 54° posizione con cui aveva chiuso il 2018 fino all’attuale numero 9 del mondo e numero 8 della Race to London, che gli è valsa di conseguenza la clamorosa (e capiremo più avanti perché) qualificazione al Masters. Ripercorriamo insieme i momenti più belli del suo 2019:
IL 2019 DI BERRETTINI – La stagione del 23enne romano non inizia con il piede giusto, viste le eliminazione precoci a Doha (primo turno contro Bautista Agut), Auckland (secondo turno contro Leo Mayer) e agli Australian Open, fermato anche qui all’esordio dal futuro semifinalista Tsisipas (al quale è riuscito comunque a strappare almeno un set. La svolta emotiva sembra poter arrivare con il successo in Coppa Davis contro l’Italia (un match per Berrettini, vinto facilmente con Gunneswaran), vista l’immediata successiva semifinale raggiunta a Sofia – con tanto di splendide vittorie su Khachanov e Verdasco, prima di arrendersi a Fucsovic -. Il suo buon febbraio si ferma qui però, visti gli stop prematuri a Marsiglia (secondo turno con Rublev), a Dubai (esordio in tre set contro Kudla) e Indian Wells (fuori al primo turno contro Querrey, ma match davvero lottato tra i due). Matteo scende di categoria per ritrovare fiducia e cioò sembra dargli la spinta giunta, aggiudicandosi il Challenger di Phoenix superando in finale (in rimonta e con due tie-break) Kukushkin. Ma l’aver giocato due tornei in una settimana (si è iscritto a Phoenix subito dopo l’eliminazione a Indian Wells) si fa sentire e anche a Miami la sconfitta arriva all’esordio contro Hurkacz.
Esaurita la stagione sul cemento, si torna in Europa e il primo torneo a cui Berrettini si presenta è Montecarlo: sfortunato sorteggio e sconfitta all’esordio contro Dimitrov. Gli basta però tornare a disputare i tornei 250 per ritrovare forma e fiducia: trionfo a Budapest (seconda vittoria in carriera dopo Gstaad 2018) e finale la settimana successiva a Monaco, dove supera Kohlschreiber e Bautista Agut prima di cedere nell’ultimo atto a Garin solo al tie-break decisivo. Purtroppo per lui Roma e Parigi non gli regalano le stesse fortune in termini di risultati: nel torneo di casa il romano si arrende al terzo turno contro Schwartzman (non prima di prendersi la soddisfazione di far fuori Pouille e soprattutto Alexander Zverev), mentre al Roland Garros arriva solo un secondo turno, sconfitto dal Next Gen Ruud, dopo il successo in 4 set contro Andujar.
L’estate è però alle porte e ci si trasferisce sull’erba, dove la scalata di Berrettini vive un ulteriore scossone: da numero 30 del mondo dimostra di trovarsi alle grande sulla superficie verde, disputando un torneo di altissimo livello a Stoccarda. L’azzurro supera nell’ordine Kyrgios (e basterebbe già questo per definirlo importante), Khachanov e in finale Auger-Aliassime, conquistando così il suo terzo titolo in carriera. Ma le belle prestazioni sull’erba di Matteo non si fermano qui: la settimana successiva l’italiano si ripresenta ancora in Germania, ad Halle, dove si impone su Basilashvili, Seppi (il più duro tra gli avversari, viste le qualità dell’altoatesino che riesce a strappargli un set) e ancora Khachanov prima di cedere in semifinale contro Goffin. Il tempo di fermarsi un paio di settimane ed è il momento del grande slam per eccellenza, il più atteso (non sapendo cosa accadrebbe pochi mesi dopo) per Berrettini, ovvero Wimbledon: qualche difficoltà al primo turno contro un avversario non semplice come Bedene, vittoria più comoda contro Baghdatis (che proprio in quell’occasione chiuderà la carriera, con tanto di ovazione del pubblico londinese), e vera e propria maratona contro Schwartzman, un match durissimo con tre tie-break e il successo in rimonta da sotto 2 set a 1 per Berrettini. Agli ottavi però c’è la sfida con il padrone di casa, che non ha neanche bisogno di presentazioni, quel Roger Federer che gli infligge una lezione durissima, molto pesante (come la definirà lo stesso tennista romano), lasciandogli la bellezza di 5 game.
Il ritorno sul cemento sembra tutt’altro che positivo, con la sconfitta rimediata all’esordio del Master 1000 di Cincinnati per opera di Londero. Ma l’aver saltato i due 1000 canadesi gli consente di arrivare con tante energie (e una fiducia da recuperare) agli Us Open, ed è qui che Berrettini costruisce la classifica che gli regala la speranza di un posto per le Finals. Accreditato della 25a testa di serie, il romano supera in 4 set (e casualmente perdendo sempre il terzo parziale!) nell’ordine Gasquet, Thompson e Popyrin trovandosi agli ottavi contro Rublev: contro il russo Berrettini sfodera una prestazione eccellenze che gli regala i quarti contro Monfils. Il francese è avversario ben più ostico di quelli incontrati in precedenza, ma con determinazione e sfruttando al massimo le proprie armi vince un match che si trasforma in una vera e propria battaglia, perdendo il primo set, vincendo gli altri due ma cedendo il quarto, con un quinto set dalle dimensioni epiche. Berrettini riesce, dopo quasi quattro ore di lotta, ad imporsi nel tie-break decisivo e guadagnarsi, per la prima volta in carriera, la semifinale di un torneo dello slam. Di fronte però c’è uno dei mostri sacri, e pur lottando alla pari nel primo set, è Nadal a qualificarsi per la finale poi vinta contro Medvedev.
Meritata pausa per il nuovo n°13 Atp, che per il finale di stagione nutre speranze di prendersi un posto per Londra, ma i quarti a San Pietroburgo (sconfitto da Gerasimov con due tie-break) e al primo turno di Pechino (dal redivivo Murray, ancora con due tie-break) sembrano smorzare l’entusiasmo. Serve una scossa per continuare a sperare, e quella scossa arriva tra Shanghai e Vienna. Due semifinali (in Cina Matteo sfodera vittorie eccellenti in successione, battendo Struff, Garin, Bautista Agut e Thiem, prima di cedere a Zverev, mentre in Austria si impone si Edmund, Dimitrov e Rublev ma si ferma ancora in semifinale con la rivincita di Thiem) che gli regalano il 9° nella classifica Atp e l’8° nella Race. Si arriva così all’ultimo torneo valido per qualificarsi a Londra, ovvero il Master 1000 di Parigi. Tsonga pone immediatamente fine alla corsanel tabellone di Berrettini, che adesso può solo sperare che i diretti avversari (Bautista Agut, Monfils, De Minaur e Wawrinka) non guadagnino i punti necessari per scavalcarlo sul filo di lana. Tutti cedono con largo anticipo, tranne Monfils, a cui basta la semifinale per andare alle Finals: il regalo per Berrettini arriva da Shapovalov, che ai quarti demolisce il francese e consegna al romano la matematica qualificazione al Masters di fine anno.
COME ARRIVA MATTEO BERRETTINI ALLE ATP FINALS? – Non inganni l’eliminazione precoce a Parigi: se si esclude il 1000 francese, i risultati immediatamente precedenti dimostrano che l’azzurro non soffre di cali di forma lunghi o preoccupanti. L’emozione di ritrovarsi con i migliori 8 e il non aver nulla da perdere può rappresentare quel qualcosa in più che potrebbe fargli togliere soddisfazioni importanti.
I PRECEDENTI ALLE ATP FINALS ED IL PRONOSTICO – Ovviamente si tratta della prima partecipazione al Masters per Berrettini, e come esordio non poteva essere sorteggiato in un girone peggiore: Djokovic, Federer e Thiem per un sogno. Superfluo sottolineare che Berrettini debba godersi l’esperienza senza pressione e con poche aspettative reali, e già vincere anche solo un match lo consegnerebbe alla storia del tennis italiano (nessuno, in singolare, c’è mai riuscito, mentre in doppio la firma è quella della coppia Bolelli-Fognini nel 2015). Il primo match è in programma domenica contro il serbo numero 2 del mondo: sognare è lecito, ma sempre con i piedi per terra.
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