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Uno dei protagonisti del 2018 è stato Kevin Anderson e non è detto che il sudafricano non continui a stupire, in una delle sue migliori stagioni in carriera, l’obiettivo di giocar bene alle Nitto Atp Finals non è un’utopia: recitare un ruolo importante a Londra, si può.
Continuando l’ottimo finale di stagione 2017, anche quest’anno il classe ’85 ha fatto grandi cose, ottenendo due finali ad inizio anno, con ottime prestazioni nel corso degli Atp 1000, e i titoli di New York e Vienna: gli exploit di Wimbledon e Laver Cup fanno da contorno al meraviglioso anno targato Anderson.
INIZIO DA CAPOGIRO: ANDERSON MONDIALE – Dopo aver terminato il 2017 in crescendo, con la finale degli US Open contro Rafael Nadal, Kevin Anderson continua a macinare ottimi risultati, a partire dal debuttante torneo indiano di Pune, dove mette in fila buoni interpreti tra qui Benoit Paire, prima di perdere contro Gilles Simon. L’ottimo avvio con la finale orientale lo porta a ridosso della top ten, ma agli Australian Open si fa sorprendere al quinto set dal giustiziere di Andreas Seppi, Kyle Edmund: la partita del britannico è eroica e il sudafricano perde solo nel tirato finale.
Infatti, la sconfitta è solo un incidente di percorso: nella tournée americana arrivano ben due finali di fila, risultati che riportano gli occhi degli addetti ai lavori sul gigante africano. Nel neonato torneo di New York, da testa di serie numero 1, vince tutti i match al terzo set contro i rappresentanti americani, come in finale nella battaglia con Sam Querrey, battuto in rimonta 4-6 6-3 7-6 (1), conquistando il quarto titolo in carriera.
Il momento positivo prosegue anche in Messico, ad Acapulco, dove, un sorteggio più agevole, lo pone di fronte ai Next Gen Hyeon Chung e Jared Donaldson, dunque, accede ad un altro finale, ma Juan Martin Del Potro è più centrato e gli strappa il titolo. È un Anderson mondiale, che attrae chiunque, considerando le 3 finali ad inizio anno, ponendolo come tra i più forma del momento.
Ma al Double Sunshine non rispetta le aspettative soprattutto considerando le condizioni e la superficie a lui favorevoli. La forma fisica non è delle migliori, date il forte caldo, quindi, dopo aver rischiato nei turni precedenti, perde ai quarti di finale da un Borna Coric d’antologia che poi metterà in difficoltà anche Roger Federer: perso al tie-break del terzo set, il 33enne va all’altro 1000 statunitense.
A Miami riesce ad ottenere di nuovo lo stesso risultato, ma Pablo Carreno Busta sferra la sua rivincita e lo elimina: il primo trimestre però, per Kevin, è più che positivo.
TERRA ED ERBA: CHE SORPRESA!- Le caratteristiche di gioco e fisiche certo non sono quelle adatte per entusiasmare sulla terra battuta, ma dopo il pessimo esordio di Estoril, a Madrid si trasforma. Con la teste di serie #6 ottiene un tabellone agevole, giungendo per la prima volta in carriera in una semifinale 1000 sul rosso: nella capitale spagnola, Dominic Thiem lo ferma sul più bello.
Dopo qualche parentesi da dimenticare, con un infortunio di mezzo, il sudafricano torna in forma per il Roland Garros, dove ottiene per la quarta volta il quarto turno, perdendo al quinto set, facendosi recuperare in un match condotto magistralmente, dallo specialista Diego Schwartzman. Dunque, comincia la stagione sull’erba con una sconfitta a Londra, la quale apre a scenari incredibili: a Wimbledon aveva un conto in sospeso dopo quella sconfitta con Novak Djokovic dopo aver rimandato il match per oscurità , che di fatto aveva fermato il suo percorso di crescita.
Ma come spesso accade, il destino ridà ciò che toglie, e ai Championships vive le due migliori settimane della sua vita. Nei primi turni supera con relativa facilità nell’ordine Norbert Gombos, Andreas Seppi (a cui cede un set) e Philipp Kohlschreiber. Al quarto turno ha bisogno di tre tie-break per battere Gael Monfils in 4 set e accedere per la prima volta ai quarti nei quali, dopo essere stato sotto di due set, rimonta a sorpresa il favorito Roger Federer campione uscente e 8 volte vincitore del torneo, imponendosi con il punteggio di 2-6, 6-75, 7-5, 6-4, 13-11. Contro John Isner disputa la semifinale più lunga nella storia di Wimbledon vincendola con il punteggio di 7-66, 65-7, 65-7, 6-4, 26-24 in 6 ore e 36 minuti. Così, conquista la seconda finale Slam in carriera contro Novak Djokovic ma l’esito è lo stesso di quello di settembre: il sudafricano perde 6-2 6-3 7-6 (3), con ben 5 set point non sfruttati nell’ultimo parziale. Con tale risultato, Anderson migliora il best ranking al numero 5 al mondo.
STATES E EUROPA: ANCORA OTTIMI RISULTATI E ALTRO TRIONFO– Dopo l’apoteosi inglese, torna in campo in Canada, a Toronto, dove schianta Grigor Dimitrov ma perde di nuovo con la bestia nera Stefano Tsitsipas per 9 punti a 7 nel tie-break finale. La preparazione agli US Open è positiva, pur perdendo al secondo turno di Cincinnati: a Flushing Meadows infatti, mette in fila Jeremy Chardy e Denis Shapovalov ma poi soccombe contro l’austriaco Dominic Thiem, che non gli permette di continuare a maturare il sogno del bis statunitense.
Dopo la piacevole esperienza a Chicago alla Laver Cup, dove ottiene la piccola rivincita su Nole, si presenta alla tournée asiatica in buono stato psicofisico, ma a Tokyo si ferma di nuovo ai quarti di finale contro un Richard Gasquet stile vecchi tempi. L’africano si ferma ai quarti anche in quel di Shanghai contro il serbo, ma fanno da preambolo al quinto titolo Atp: a Vienna, tra gli altri, mette in fila Borna Coric, prima della vittoria finale su Kei Nishikori che gli permette di accedere alle Finals.
Partecipante a Parigi-Bercy ma uscendo subito, il sudafricano è pronto per Londra: riuscirà a prendersi la rivincita nel girone Lleyton Hewitt su Thiem e Nishikori, partendo dietro Federer?