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Nessuna sorpresa nella seconda semifinale delle Atp Finals di Londra 2018: il numero 1 al mondo Novak Djokovic non fallisce l’appuntamento e torna per la settima volta in carriera all’atto conclusivo del Masters superando in due set Kevin Anderson: 6-2 6-2 il punteggio del remake della finale di Wimbledon, l’ennesima dimostrazione di forza di un Nole che giunge all’epilogo dell’ultimo torneo stagionale senza aver lasciato per strada alcun set e da grande favorito, anche alla luce della netta vittoria su Zverev nel round robin di qualche giorno fa.
PRIMO SET – Il bigliettino da visita di Djokovic è un break in apertura, subito per togliere fiducia all’arma più letale del suo avversario. Anderson viene infatti abbandonato quasi del tutto dalla prima, salva una prima palla break ma manca una chance dell’1-0, capitolando al nuovo vantaggio esterno tradito dal dritto. Il finalista di Wimbledon, sotto per 0-2, è già alle corde e deve appellarsi al servizio per cancellare due palle del 3-0 ‘pesante’ e restare quantomeno in scia, nonostante la netta sensazione di un Nole padrone del campo. L’unico treno, se così può definirsi, per Anderson arriva sul 3-2 quando riesce ad issarsi sul 15-30 in ribattuta: il numero 1 al mondo ha però così tanto margine da piazzare tre punti rapidi e trovare il colpo del ko nel gioco successivo, con il povero Kevin costretto ad andar fuori giri col dritto per tentare di scardinare il muro serbo. Dal 30-0, quindi, Djokovic uncina il parziale con un secondo break, preludio di un comodo 6-2 in trentanove minuti.
SECONDO SET – Tutta la frustrazione di Anderson si riverbera in un disastroso avvio di seconda frazione, in cui tra gratuiti e doppi falli consegna subito il break a Djokovic e viene punito dal giudice di sedia Steiner per oscenità udibili. Il gancio che stende definitivamente il gigante sudafricano arriva poi sul 3-1 in un saggio di tennis spaziale tra rovesci lungolinea all’incrocio e dritti vincenti con angoli alieni. Per Anderson c’è ben poco da fare se non provare a limitare il passivo che resta comunque pesantissimo: il tabellone luminoso recita infatti un perentorio 6-2 6-2 in appena 75 minuti.