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Se lo conosci lo eviti. O almeno, preferiresti farlo. Questo ammesso che tu sia un campione e ti appresti a disputare una finale Slam con lui dall’altro lato del campo, si intende. Si perché Stanislas Wawrinka è ormai conosciuto al grande pubblico come “L’uomo dei grandi appuntamenti” e a trentun anni si avvia a chiudere la stagione per il terzo anno consecutivo tra i primi quattro giocatori del ranking mondiale. Attualmente lo svizzero è al n°3 (suo miglior piazzamento in carriera), anche per le assenze forzate di Roger Federer e Rafael Nadal.
In ogni caso, sono tre anni che Wawrinka non termina la stagione senza aver sollevato un major e in questo sono davvero pochi i giocatori a poterlo eguagliare. Nel 2016 la soddisfazione più grande è avvenuta forse proprio quando nessuno se lo immaginava, per questo è stata ancora più emozionante per “Stan”, che ha conquistato quattro titoli durante l’anno, ma ha rimediato anche sconfitte inaspettate, rendendo le previsioni mai semplici quando è chiamato a scendere in campo.
A inaugurare l’anno subito il successo a Chennai (250 sul cemento), in finale su Borna Coric, giovane croato di belle speranze che però fatica a spiccare il volo e fare il definitivo salto di qualità. Poi, agli Australian Open, la prima battuta d’arresto: eliminato agli ottavi al quinto set da Milos Raonic, dopo aver recuperato due parziali di svantaggio in una partita a dir poco rocambolesca. La prima parte di stagione è stata in generale abbastanza complicata, fatto salvo il successo nell’Atp 500 di Dubai, in finale su un ritrovato Marcos Baghdatis. Soprattutto nei primi Masters1000 “Stan” ha raccolto pochino. Fuori agli ottavi a Indian Wells (eliminato da David Goffin) e addirittura estromesso al primo turno a Miami da Andrey Kuznetsov.
Anche nella stagione sulla terra battuta i risultati sono arrivati con il contagocce per il trentunenne di Losanna. A Monte-Carlo, nei quarti di finale rimedia una sonora lezione dal miglior Nadal dell’anno, mentre a Madrid esce al primo turno con Nick Kyrgios, giovane australiano celebre anche per la battuta infelice proprio ai danni dell’elvetico proferita l’anno sorso a Montreal. A Roma non va molto meglio e ci pensa Juan Monaco (quel giorno al n°114 del ranking) a metterlo fuori dai giochi negli ottavi di finale. Sembra ormai che la forma migliore dello svizzero sia lontana anni luce ma, come spesso ci ha abituati in questi anni, “Stan” tira fuori il meglio nei momenti che contano. Alla vigilia dello Slam del quale è detentore si presenta nel giardino di casa di Ginevra (atp 250 su terra) e sbaraglia tutta la concorrenza fino alla finale, dove supera in due set Marin Cilic, portando a casa l’unico titolo del 2016 su terra battuta.
Si arriva dunque al Roland Garros, torneo vinto da Wawrinka nel 2015 in una delle finali più belle degli ultimi anni ai danni di Novak Djokovic. Quest’anno il campione in carica trema subito all’esordio, uscendo vincitore al quinto set in una battaglia al cardiopalma con Lukas Rosol (che lo aveva impegnato seriamente anche in semi a Ginevra). Neanche i più accaniti sostenitori a questo punto sperano in una replica del 2015. Tuttavia si sa, la fortuna aiuta gli audaci, complice un tabellone decisamente abbordabile (Daniel, Chardy, Troicki e Ramos-Vinolas) Stan si arrende solamente in semifinale, cedendo al quarto set ad Andy Murray.
La parentesi sull’erba paradossalmente è ancora meno fortunata di quella sulla terra rossa. Da sempre le grandi aperture di Wawrinka faticano a essere vincenti su erba e il 2016 non ha fatto eccezione. Agli Aeagon Championships rimedia una brutta stesa da Verdasco all’esordio. A Wimbledon esce al secondo turno in un match spettacolare che ha forse dato definitiva vita alla rinascita tennistica di Juan-Martin Del Potro. Sul cemento americano arriva il miglior piazzamento nella categoria “1000” quest’anno: lo svizzero raggiunge infatti la semifinale nella Rogers Cup di Toronto, dove però perde malamente dal giapponese Kei Nishikori. A Cincinnati non va oltre gli ottavi, eliminato da un Grigor Dimitrov in ripresa, con il quale curiosamente è sotto negli scontri diretti (4-2 per il bulgaro) e contro il quale non vince un match da Madrid 2013.
L’ultimo Slam dell’anno inizia quindi con poche luci e molte ombre proiettate sul numero due di Svizzera, che grazie al ritiro dalla scena di Federer per l’ultima parte della stagione arriva a New York accreditato della testa di serie n°3. L’esordio è con Verdasco, sconfitto in tre set combattuti. Al secondo turno supera un ottimo Alessandro Giannessi, capace di portarlo al tie-break nel secondo parziale. Tuttavia, il match-chiave del torneo è stato sicuramente il terzo: qui “Stan the man” ha dovuto annullare match-point al talentuoso giovane britannico Daniel Evans, vincendo al quinto set una sfida che sulla carta lo vedeva grande favorito. La vittoria su Evans è stata dura, ma fondamentale per riaccendere la fiducia nel giocatore di Losanna. Da quel momento, ogni match è stato combattuto, ma vinto di muscoli, cuore, colpi e testa da Stan, mai appagato nei grandi palcoscenici. Marchenko, Del Potro e Nishikori sono caduti uno dopo l’altro sotto i colpi da “fabbro” dello svizzero (che tra l’altro, è capace di piegare racchette sul ginocchio, nemmeno fossero di burro). In finale poi, Novak Djokovic ha visto letteralmente i suoi peggiori fantasmi prendere vita, trovandosi di fronte l’uomo che gli aveva negato l’anno prima di compiere il Career Grand Slam. Quest’anno ancor di più i pronostici erano a favore del serbo, ormai “libero” dal peso di aver vinto Parigi e intenzionato a prendersi il tredicesimo Slam. Così non è stato e ancora una volta è Wawrinka a rovinare i piani al n°1 del mondo, complice anche un infortunio al piede per il campione in carica, che per la seconda volta in altrettante finali Slam (in generale nei confronti diretti Djokovic è avanti 19-5!) cede il trono all’elvetico.
Gli ultimi appuntamenti dell’anno vedono di nuovo un Wawrinka in versione “relax”. Prima perde la finale a San Pietroburgo (atp 250), consacrando la giovane stella di Alexander Zverev. Poi fuori agli ottavi a Shanghai (eliminato da Simon), ai quarti a Basilea (sconfitto da Misha Zverev) e al primo turno a Parigi Bercy (eliminato dal n°91 del mondo, il tedesco Jan-Lennard Struff). Nelle Atp Finals di Londra, quest’anno orfane di Federer e Nadal, il sorteggio lo ha voluto nel gruppo “John McEnroe”, lo stesso girone di Andy Murray, Kei Nishikori e Marin Cilic. Tra i giocatori presenti a Londra solo Novak Djokovic ha vinto il “torneo dei maestri”, tra l’altro ben in cinque occasioni (il leader assoluto di questa classifica è Roger Federer con sei successi).
In carriera Stan Wawrinka ha già raggiunto le Atp Finals in ben tre occasioni (2013-2014-2015). In tutti e tre gli anni ha superato il round-robin, ma ha sempre perso in semifinale, eliminato una volta da Novak Djokovic (2013) e due da Roger Federer (2014-2015). Con Murray, fresco numero uno mondiale, i precedenti sono 9-7 per il britannico, tutto sommato abbastanza equilibrata come situazione. Con Marin Cilic “Stanimal” conduce 10-2, mentre con il nipponico lo svizzero è sempre avanti 4-2. I numeri lasciano quindi buone speranze a Wawrinka, ma bisogna sempre vedere con che spirito scenderà in campo. Insomma, se sceglierà di presentarsi in campo con il “vestito delle grandi occasioni” o meno.