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Milos Raonic ha conquistato per la seconda volta in carriera l’accesso alle ATP Finals al termine di una stagione un po’ altalenante, ma certamente di altissimo profilo, che lo vedrà schierarsi sul veloce indoor della O2 arena di Londra col numero 4 del seeding conquistato in chiusura di stagione, posizione che equivale anche al suo best ranking, già fugacemente raggiunto nella primavera del 2015.
Una grande applicazione nella off-season e l’ingaggio dell’ex numero 1 Carlos Moya al fianco di Riccardo Piatti portano notevoli benefici al gioco del canadese già nei primi mesi del 2016: il rovescio in back appare molto migliorato e viene usato con grande sapienza, il servizio è più vario e mira ad aprire il campo più che a cercare ace in quantità, il gioco di volo estremamente più solido ed il diritto è la solita sentenza.
La prima parte della stagione vede scintillare il miglior Raonic di sempre, che trionfa a Brisbane su Federer e all’Australian Open si arrende a Murray in semifinale solo a causa di un problema muscolare nel quinto set. Al ritorno in campo sul cemento americano arrivano una finale ad Indian Wells, anche se persa malamente con Djokovic, e i quarti a Miami, sconfitto da un ottimo Kyrgios.
La terra non è certo la superficie preferita dal nativo di Pogdorica ed infatti l’approdo in Europa non riserva grandi exploit: quarti a Montecarlo e Madrid, secondo turno a Roma (con ancora il terzetto Murray-Djokovic-Kyrgios a imporre severe sconfitte), ottavi al Roland Garros nettamente battuto dallo specialista Ramos-Vinolas. Ma la stagione su erba è dietro l’angolo e, con un John McEnroe in più nel proprio angolo a dispensare preziosi consigli, il 25enne canadese centra la finale sia al Queen’s che a Wimbledon, prima finale Slam in carriera: è sconfitto in entrambi i casi ancora da un impeccabile Murray.
Si ritorna dall’altra parte dell’oceano e i quarti nel Master 1000 di casa, sconfitto da Monfils, e la semifinale di Cincinnati (strapazzato nuovamente da Murray), fanno da preludio a un Us Open disastroso dove già al secondo turno arriva una clamorosa sconfitta contro un redivivo Ryan Harrison. Lo scorcio finale di stagione è difficilmente decifrabile e lascia più di un dubbio circa le reali condizioni in cui Raonic sarà al via al Master: le buone settimane di Pechino e Bercy, culminate però con la rinuncia alle semifinali di entrambi i tornei a causa di problemi fisici di varia natura, si alternano con le tre precoci eliminazioni subite in rimonta a San Pietroburgo, Shanghai e Basilea, rispettivamente da Youzhny, Sock e Berankis.
Ma se Raonic non sarà al 100%, anche gli altri 3 tennisti sorteggiati assieme a lui nel girone denominato “Ivan Lendl” non attraversano certo il loro momento migliore: Novak Djokovic, malgrado una seconda parte di stagione deficitaria e la perdita della prima posizione del ranking, è certamente il favorito del girone e peraltro è imbattuto nei 7 precedenti con Milos. Gael Monfils, avanti 3-2 negli head to head col gigante canadese, soffre da qualche tempo per via di un infortunio al costato che recentemente gli è costato un uscita al primo turno a Stoccolma e il forfait nel Master 1000 di Parigi, seconda dolorosissima rinuncia nella capitale francese dopo quella al Roland Garros, sempre per infortunio. Infine Dominic Thiem, ultimo tennista ad essersi qualificato per Londra e che Raonic ha battuto nell’unico precedente quest’anno a Cincinnati: il giovane austriaco, che in stagione ha giocato la bellezza di 27 tornei e 78 partite di singolare, da un mese e mezzo a questa parte sta tirando il fiato, collezionando varie uscite ai primi turni ed in particolare è sembrato claudicante nella sua ultima partita, persa a Bercy contro Jack Sock.
Tutto considerato il sorteggio è stato propizio e Raonic può senz’altro fare meglio della sua unica apparizione alle Finals datata 2014, quando nel girone subì due sconfitte per mano di Federer (1-6, 6-7) e Murray (3-6, 5-7) prima di dover abbandonare il torneo a causa di un infortunio al quadricipite.